di Moreno D’Angelo
«Raccontare l’eccitante codice meticcio di una città meravigliosa. La magica matrice che fa di Rio de Janeiro una realtà unica». Così il fotografo e regista torinese Roberto Tarallo Giovando presenta “Codigo Rio de Janeiro”, ultimo suo progetto artistico di fotografia contemporanea popolare. Una mostra diffusa che si svilupperà in ben quattro punti della città.
Prima inaugurazione il 15 dicembre, a partire dalle ore 18 in tre locali del Quadrilatero: Conserveria Pastis, Tre Galli e Casa Mad. Alle ore 20,30 musica live alla Conserveria Pastis, piazza Emanuele Filiberto 11 a, con Giorgio Li Calzi, Gilson Silveira, Mauro Battisti, Enrico Degani. La seconda il 17 dicembre, dalle ore 17,30, alla Galleria Axtra in San Salvario, in via S. Pio V n. 28 a Torino.
Un reportage creativo in 80 immagini che sa cogliere esaltare magie e ritmi che caratterizzano la vita carioca,ricorrendo anche a una sorta di impressionismo fotografico.
Tra le particolarità sviluppate dall’artista, in questo reportage creativo, emerge il ricorso ad una sorta di impressionismo fotografico con cromaticità che mescolano intensità e morbidezza, calore e umanità in quel crogiolo di emozioni che trapelano dal volto di una ballerina di samba, esausta e contenta dopo la sfilata, o dalla vivacità e la sorpresa colta negli occhi di un bambino.
La passione dell’artista per Rio, da lui visitata o meglio “vissuta” quattro volte dal 2008 al 2016, ha comportato un coinvolgimento che si è trasformato in una forma di “ossessione artistica”.
L’ampia ricerca di questo “innamorato” di Rio de Janeiro lo ha portato a realizzare anche un volume dal titolo “Codigo Rio de Janeiro fotografia contemporanea popolare” (Prinp edizioni d’arte 2.0, Torino, 240 pag.) che, nelle sue 260 immagini, riesce ad assemblare anche elementi sociologico politici. Senza negare le evidenti contraddizioni sociali l’autore privilegia un discorso che esalta quell’inno alla vita e all’amore, accompagnato ovunque dal samba e dalla passione, che si respira dall’oceano Ipanema alla collina di Santa Teresa, da Copacabana al quartiere popolare di Fatima, dalle sedici favelas del Complexo do Alemao al nuovo centro della città rammodernato per le Olimpiadi. L’attenzione dell’artista per l’espressività popolare, pur avendo una indubbia valenza documentaristica, resta sempre in linea con la sua sperimentazione poetico emotiva. Un fil rouge che caratterizza tutto il percorso narrato attraverso queste immagini.
Con orgoglio Roberto Tarallo Giovando intende anche lanciare una sorta di manifesto del meticciato carioca :«Assorbire , trasmettere, condividere la bellezza di Rio. Diffondere il modello, il suo codice, la mappa umana della città, raccontarne l’energia, i colori, i sorrisi colmi di traboccante e schietta vitalità. Mais Amor por favor. Ossessione, desiderio, piacere e amore». L’artista, immergendosi in questa dimensione, così si definisce: «Io meticcio, generatore digitale di immagini e sogni nel presente post industriale».
Tra gli ispiratori di questo affascinante viaggio fotografico nel mondo carioca Tarallo cita il giornalista e scrittore Ruy Castro, autore di “Rio de Janeiro, cronaca di una città troppo eccitante” e il sociologo Domenico De Masi autore di “Mappa mundi”.
Roberto Tarallo Giovando vanta notevoli esperienze di fotografia popolare, avviate con il racconto di quanto avveniva nel colorato quartiere torinese di San Salvario negli anni 90. L’artista ha collaborato, tra l’altro, con Pupi Avati nel film “Il testimone delle sposo” e in “Dichiarazioni d’Amore”, e ha partecipato, con riconoscimenti e menzioni, a più edizioni del Festival Cinema Giovani di Torino. Tutto questo alternato con apprezzati servizi sui maestri del jazz presenti a Torino in occasione dei “JVC Newport Jazz festival” e la rassegna “Musica 90”. L’artista si è anche espresso come regista di cortometraggi indipendenti a carattere sperimentale. Tra i diversi lavori si segnala “Atti Ritratti” (1989), premiato al “Festival Cinema Giovani” e al Festival di Costantina in Algeria e “An absolutely normal day in East Berlin” (1993) con le musiche di Paolo Fresu e Furio Di Castri.