Scritto da Gabriele Druetta
Il 22 febbraio è la data scelta dai circa 200 studenti degli istituti torinesi che oggi si sono incontrati in piazza Arbarello per portare avanti la protesta contro la nuova maturità. La mobilitazione è partita da un messaggio di Michele Zaccagnino e Aurora Sanfilippo del Liceo Linguistico Domenico Berti di via Duchessa Jolanda ed in pochi giorni ha coinvolto migliaia di studenti italiani.
«Non ci aspettavamo di avere tutto questo seguito – racconta Michele – Era un messaggio nato un po’ casualmente ed era stato scritto di getto. Abbiamo iniziato a farlo girare ai nostri contatti e in poco tempo è arrivato in tutta Italia». E aggiunge, «per quest’anno forse non cambierà nulla. Spero però con questa protesta di poter migliorare l’esame che dovranno affrontare i ragazzi e le ragazze che ora frequentano il quarto anno».
Durante l’assemblea si è parlato anche di tagli all’istruzione e di come la scuola italiana sia sempre più lontana agli interessi e ai bisogni degli studenti.
«Si lamentano tanto, soprattutto gli adulti – afferma Aurora – dicendo che la nostra generazione non fa mai nulla per cambiare le cose. Per questo abbiamo deciso di portare avanti il messaggio che non accettiamo tutto quello che ci viene imposto, in quanto è giusto cercare di reagire e di far valere le nostre idee».
Durante l’assemblea molteplici sono stati gli interventi e importanti sono state le segnalazioni sul fatto che sia inaccettabile avere così poco tempo per prepararsi ad una nuova tipologia di esame e che proporre a degli studenti una prova di questo tipo appiattisce il valore dello studio stesso e degli sforzi compiuti.
«Amiamo la cultura – aggiunge Aurora sintetizzando un sentito comune – trasformarci con le tre buste all’orale in concorrenti di un gioco televisivo mi sembra eccessivo. I nostri insegnanti ci hanno spiegato che è come se fosse una tesina improvvisata. Noi vogliamo dimostrare che siamo qui per protestare contro una maturità svuotata di peso, abbiamo voglia di studiare e di sviluppare senso critico e così facendo non ci viene data la possibilità di essere giudicati sulle nostre vere capacità. Non basta studiare a memoria, è necessario poter sviluppare senso critico e poter dimostrare di essere capaci a ragionare».
Dall’assemblea di oggi sembra essere uscita la voce di una generazione che – nonostante i pregiudizi comuni – ha voglia di studiare, di imparare e di sviluppare senso critico. Una generazione di giovani studenti e giovani studentesse che il 22 febbraio proverà a scendere nelle piazze italiane per far sentire la voce di chi ancora oggi ritiene la cultura uno dei valori essenziali per la propria vita.