di Andrea Doi
Corsera si, Corsera no. Le voci sull’apertura di una redazione torinese del “Corriere della Sera” si rincorrono tra conferme e smentite. Fino a poche settimane fa la cosa era data per certa, con marzo indicato come mese del taglio del nastro. Trapelava anche il nome del capo redattore, un torinese trapiantato a Milano, Enrico Caiano, e il numero dei redattori (più di una decina). Oggi tutto sembrerebbe rientrato o almeno rimandato a data da destinarsi. Non c’è più la certezza che Urbano Cairo abbia intenzione di “approfittare” del buco che verrà lasciato dalla fusione Stampa – Repubblica.
Anche il trasferimento di Massimo Gramellini al quotidiano milanese, che per molti pareva costituire la prova del nove della nascita di una nuova redazione sotto la Mole, in realtà dimostrerebbe il contrario. Infatti in un primo momento gli addetti ai lavori ipotizzavano che il passaggio dell’autorevole firma avrebbe comportato per il giornale di Cairo un aumento di circa 35mila copie vendute. I fedelissimi del “Buongiorno”. Invece il cambio di casacca di Gramellini avrebbe avuto la benedizione dei vertici de “La Stampa” a patto che il Corsera non apra a Torino.
Articolo pubblicato sul numero mensile del 15 gennaio 2017