Scritto da Sara Collicelli
Oggi, 23 luglio, un film “di inarrivabile perfezione” compie dieci anni : “Batman: Il cavaliere oscuro”.
Voglio celebrarlo anche io, per come posso, raccontandovi di Gotham (ahimè, nuovo tradimento a Netflix. La serie la trasmette FOX. Mi farò perdonare presto, prometto).
Debbo però fare una piccola precisazione introduttiva.
Chi mi conosce sa che amo i super eroi e che due hanno conquistato il mio cuore in assoluto: Superman e Batman. Superman perché è il vero supereroe. Ha dei poteri, ma si finge un nerd super sfigato per poter salvare il mondo. Batman è un “normale” ragazzo che trasforma la sua paura più grande, il buio e i pipistrelli, e li rende il suo super potere, la sua forza. Rende l’oscurità il suo elemento naturale che gli permette di salvare Gotham.
La domanda però sorge, almeno per me, spontanea: dove sta il limite tra il diventare e l’esserlo naturalmente? Ecco che interviene Gotham a cercare di aiutarmi a rispondermi.
La genialità della serie sta nel raccontare la genesi non tanto di Batman (per quello abbiamo la trilogia di Christopher Nolan). No, racconta qualcosa che ci chiediamo sempre un po’ tutti : ma i cattivi nascono così o così lo diventano?
Ovviamente questo è un interrogativo che affligge non solo noi dipendenti delle serie tv, ma ha interessato spesso la comunità scientifica.
Recenti studi hanno individuato un gene che è considerato il gene dell’aggressività, il gene MAO-A. Ora, la composizione chimica del gene non spetta a me raccontarla (se è vero che non siamo tutti un po’ psicologi è vero anche che non siamo tutti un po’ neuro scienziati).
Vi dico quello che ho capito io: il gene in questione è presente nel nostro organismo e produce un enzima che agisce sulle sostanze chimiche del cervello facendole funzionare negativamente scatenando l’aggressività.
Ecco, io da questa descrizione capisco poco. Capisco meglio la seconda parte: il gene è presente in tutti, ma non tutti ne sono influenzati. Se così fosse saremmo tutti dei serial killer e quindi non saremmo neanche più.
Ormai avrete capito, il determinismo non mi ha mai convinta completamente e non credo ci riuscirà mai. Sono più dell’idea che siano le influenze ecologiche (cioè l’ambiente di sviluppo del bambino e quindi di vita dell’adulto) ad avere una rilevanza notevole.
Le neuroscienze me lo confermano, dicendo che la maggiore attività del gene non è data dal suo semplice esistere. Gotham mi aiuta a spiegarlo meglio.
Oswald Cobblepot alias Pinguino (uno dei super cattivi contro cui combatterà Batman), ad esempio. Lui, secondo le ricerche scientifiche ha il famoso gene MAO-A. ma non diventa subito cattivo. No. Oswald vive una vita di deprivazione affettiva, senza un padre e con una madre fin troppo presente (ricordate che il troppo amore può essere percepito come amore mancato).
E a furia di crescere in un ambiente deprivante e malfamato costretto a farsi strada striscia e crescendo tra le risatine di chi lo prende in giro per la zoppia e l’aspetto non propriamente bellissimo.. diventa il Pinguino. Certo, ci saranno stati episodi prima dei 9 anni di franca sociopatia, ma noi non lo sappiamo. Noi lo vediamo grande, lo vediamo diventare il pinguino e facciamo questa ricostruzione.
Anche con Edward Nygma che diventerà l’Enigmista vediamo come sia importante l’ambiente. Di nuovo, il gene c’è ma come si attiva in modo così dirompente e distruttivo? Perché innanzitutto c’è un serio problema di personalità soggiacente (alcuni parlerebbero di personalità multiple, io più “banalmente” di schizofrenia paranoide.). E poi perché anche nel suo caso l’ambiente è deprivante: a lavoro è un po’ mobbizzato, forse è stato anche bullizzato da bambino.
Ha questa tendenza a parlare per enigmi che lo rende fastidioso e attira le risatine dei colleghi e qualche parola non carinissima. E quando qualcuno finalmente si accorge di lui, si innamora di lui… ecco che non riesce più a far conciliare le due parti di sé, quella che gli altri gli anno sempre mostrato di eterno sfigato e quella che lui vuole essere, di romantico dolce e tenero. Non riesce a farle coesistere, sembrano proprio collassare e implodere una nell’altra e fa un casino immenso.
Questi sembrano tutti esempi che a conferma che il gene della cattiveria e dell’aggressività ci sia e basti avere un’infanzia difficile per diventare dei super villains.
Ecco, non funziona propriamente così. Sarebbe anche questo eccessivamente semplicistico.
Perché c’è anche Bruce Wayne, il mio Uomo Pipistrello. Lui vede i genitori uccisi a sangue freddo in un vialetto all’uscita di un teatro e rimane orfano e viene accudito dal maggiordomo, il buon Alfred.
Certo, ci sono i soldi che possono aiutare a tenere a bada MAO-A. lui ha i soldi ed è carino mentre Oswald e Edward non avevano né i soldi né un aspetto fisico che aiutasse.
Ma soprattutto non avevano quello che aiuterà Bruce lungo tutta la sua vita: l’affetto di una persona che è sinceramente affezionata a lui e che ha sinceramente a cuore il suo benessere. Fisico e mentale. E anche sentimentale, soprattutto quando arriva Catwoman.
Perché vedete, da un genitore noi ci aspettiamo che tendenzialmente voglia bene al figlio, sembra quasi sia un diritto dovere obbligo. Ma da un maggiordomo? Voi lo immaginereste? Da un maggiordomo come Alfred si. Ti aspetti questo e ti aspetti il finalmente della trilogia di Nolan e piangi perché pensi “voglio anche io il mio happy ending così!!”.
Il segreto, ancora una volta, è racchiuso in pochissime battute. Che diventano iconiche e che sono un po’ il vero segreto della vita: “Perché cadiamo, figliolo? Per imparare a rialzarci”.
Se a dircelo è qualcuno che ci ama, che ci ama DAVVERO, noi ci rialziamo. Con i graffi, con i lividi e con i nostri segni. Ma farlo con qualcuno che ci vuole bene ci permette di trasformare i graffi in decorazioni sulla nostra vita. Avere un ambiente che sa accoglierci, che ci sorride quando cadiamo e ci porge la mano per aiutarci a ritornare in pieni è il modo, secondo me, più giusto, per far si che il nostro MAO-A diventi il nostro super potere.
Canalizzare la rabbia e l’aggressività che lui scatenerebbe in qualcosa di costruttivo. Come fa Bruce. Tante volte così vicino all’essere sedotto dal lato oscuro della forza… ma poi l’amore, l’affetto e la stima di Alfred lo fa tornare indietro. Riesce a mettere a cuccia questo gene cattivo.
Perché l’aggressività è la cugina più figa della paura. E cosa ci ha insegnato Doctor Who? Che la paura è un super potere. Basta solo saperlo controllare.
E se accanto ci sono le persone giuste è ancora più facile.