La realtà è noto talvolta supera la fantasia. E purtroppo si può rivelare anche meno comica della fiction cinematografica.
Accade che delinquenti da strapazzo a Torino gettano uova da auto in corsa, provocando gravi lesioni ad una atleta italiana di origine nigeriana; guardie giurate che uccidono presunti ladri di auto convinti dal fatto che l’autore sia di pelle diversamente bianca; a Giulianova, ridente località balneare degli Abruzzi, un impiegato di una Asl ingiuria um senegalese invitandolo ad andare dal veterinario, luogo deputato alla cura degli animali… Peggio del Far West che l’Italia non ha mai conosciuto.
Evidentemente il Paese (per colmare il ritardo) ha scelto di mettersi al passo. Ma lo fa con più di un secolo di ritardo e senza che se ne avvertisse una concreta esigenza. Ora gli effetti collaterali cominciano ad avvertirsi.
In primo luogo si avverte l’ansia da prestazione (che ha stimoli anche autoctoni, nutriti dal celodurismo di stampo leghista) che contagia tutti i ritardatari all’appuntamento con la storia. Ritardi che nella peggiore delle ipotesi ti trasformano da ritardatari in ritardati con tutte le conseguenze del caso. La prima è il rischio di alzare continuamente l’asticella con azioni eclatanti.
Si parla insistentemente, per dare un tocco di nobiltà allo squadrismo razzista, di una versione italica del Ku Klux Klan con doppia casacca padana-regno delle due Sicilie. Altri sostengono che per alcuni tipi di furti si passerà all’impiccagione diretta, senza far scegliere l’albero al morituro per evitarsi situazione alla Bertoldo.
Si esclude soltanto il ricorso al taglio degli arti superiori. Una certa idiosincrasia con le punizioni islamiche non è ancora superabile.