Giochi Olimpici Invernali del 2026 non si disputeranno a Torino. Si tratta dell’epilogo di un percorso iniziato male e conclusosi tragicamente peggio.
A partire dalle trattative quasi segrete tra il CONI e la Città di Milano, per poi arrivare ad una triplice candidatura che non aveva i requisiti politici, economici, infrastrutturali e sportivi per stare in piedi. Insomma, per accontentare tutti alla fine non si è accontentato nessuno. O meglio, come al solito si è accontentata la formazione politica che detiene la minoranza della maggioranza.
Peccato, perchè è una occasione persa. Soprattutto alla luce di una candidatura che pareva avere le carte vincenti, con tutte le condizioni per potere essere competitivi: una corsa di Torino in solitaria, con la sua esperienza, le sue strutture e la sua reputazione avrebbe avuto credenziali assolutamente legittime. Anche se, questo va detto, le polemiche interne non hanno decisamente aiutato.
Spero che questa scelta politica, della quale non comprendo la ratio, non porti ad un ulteriore isolamento di Torino e del Piemonte, che hanno la necessità di un rilancio e di un preciso piano di investimenti da portare sul proprio territorio.
E spero che questa scelta non segni il definitivo tramonto della politica sportiva italiana, che vede un sottosegretario con delega allo Sport affidare l’incarico di proprio collaboratore ad un esperto settantottenne ed un Ministro degli Interni che annuncia sgravi fiscali ai club calcistici che schiereranno meno stranieri.
Se è questo il cambiamento, temo che possa rivelarsi nettamente peggiorativo.
Scritto da Marco Chessa, consigliere comunale di Torino del Movimento Cinque Stelle
Epilogo olimpico
![fine](https://nuovasocieta.it/wp-content/uploads/2018/09/fine-1068x601.jpg)