In quella villa in strada San Pancrazio a Motta di Costigliole d’Asti il tempo sembra essersi fermato. Nel giardino i giochi dei bambini e un’altalena. Quelli che forse coloravano il prato quella fredda mattina del 24 gennaio in cui Elena Ceste è scomparsa.
Alle 8.15 la vicina di casa la vede per l’ultima volta proprio in cortile. Al rientro del marito Michele Buoninconti, secondo il suo racconto, della moglie rimangono soltanto i vestiti sparsi nell’erba.
Da quel momento le ricerche non si sono mai fermate.
Si batte tutta la zona circostante alla casa, il bosco che si trova ad alcuni metri dall’abitazione, il fiume Tanaro, ma soprattutto i canali di scolo e i pozzi. Si cerca un corpo. Da tempo infatti la speranza di ritrovare viva la mamma di quattro figli si è spenta.
Tante le segnalazioni andate a vuoto, quelle che la davano a Torino su un pullman a Falchera vicino a Borgo Vittoria, proprio il quartiere in cui Elena aveva vissuto prima di sposarsi con Michele.
Ora ci si affida anche alle sensitive e si cerca la donna proprio nelle zone da loro indicate. È il caso del laghetto artificiale nella cava scandagliata venerdì scorso a Motta.
Ma di Elena non c’è traccia.
Intanto mentre la Procura di Asti non abbandona nessuna pista, si fanno largo nuove ipotesi investigative.
Quella delle sette religiose su tutte. A questo mondo infatti rimanda lo spogliarsi dei vestiti, quasi a volersi separare dal passato, da una vita che non sentiva più sua. Elena infatti, secondo il racconto del marito, aveva tradito Michele con un altro uomo. Questo avrebbe potuto indurla a entrare in una setta religiosa, proprio per spogliarsi di quel “peccato”.
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