Quello di “Torino città della cultura” è un appellativo di cui spesso le giunte comunali degli ultimi anni si sono volute fregiare parlando della nostra città. Ora sembra che anche il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, voglia lavorare nella stessa direzione, per creare «un nuovo polo di forte attrazione culturale e turistica mettendo in rete le regge sabaude con una gestione sul modello della fondazione», quello già sperimentato alla Reggia di Venaria e al Museo Egizio.
L’annuncio del governatore è arrivato oggi al termine di un incontro con il sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Francesca Barracciu. Chiamparino ha richiamato l’esperienza del Museo Egizio come un esempio di trasformazione virtuosa grazie al passaggio alla fondazione, che ha fatto raddoppiare il numero di visitatori nel giro di pochi anni perché «ha consentito a investitori come le fondazioni bancarie di mettere risorse significative, ma soprattutto di avere accanto a una direzione attenta alla conservazione anche una direzione attenta alla promozione».
L’obiettivo del presidente della Regione sembra quindi essere quello di estendere lo status di fondazione anche ad altre regge sabaude ospitate sul territorio, ad esempio unendo sotto un’unica gestione la già ricordata reggia di Venaria a quelle di Stupinigi e Racconigi. Il tutto, eventualmente, abbinando all’aspetto prettamente culturale attività di altro genere, sfruttando il contesto naturalistico in cui si trovano.
Nelle sue dichiarazioni Chiamparino sembra anche aver voluto anticipare e difendersi da una critica che è già stata più volte mossa all’amministrazione torinese, cioè di svendere il patrimonio della città ai privati (il caso più dibattuto in queste settimane è quello della Cavallerizza Reale). Il governatore ha così specificato che «il privato mette i soldi se poi è in grado di controllare dove vanno». Non una svendita, secondo il presidente del Piemonte, bensì «un modello che consenta ai privati di essere protagonisti nel mondo della cultura».