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mercoledì, 4 Dicembre 2024

Che successe negli anni 70: tra operaismo e Pci, indiani metropolitani e primi segni del riflusso

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

di Moreno D’Angelo

«All’epoca pensavo che il Pci dovesse sciogliersi e confluire in Lotta Continua e la fine di questo  movimento fu per me come un lutto».  A parlare è lo storico Giovanni De Luna, in un incontro al Caffè Basaglia sugli anni 70, a cui ha preso parte, insieme a diversi  protagonisti delle lotte di quegli  anni, anche il direttore Diego Novelli.
Lo storico teneva sul tavolo il suo libro “Le ragioni di un decennio 1969-1979”, che argomenta su di un periodo determinante che ha lasciato aperte ferite e interrogativi specie in tanti che al tempo si cibavano di “pane e politica”. De Luna ha evidenziato come cambino le cose viste da appassionato testimone immerso nel fiume degli eventi (fu militante di Lotta Continua) e ora da storico. Anche in quegli anni detti “di piombo” erano già manifesti i segni che portarono alla crisi di una straordinaria epopea di lotte e conquiste operaie e studentesche «ma – secondo Luna – noi militanti, assorbiti dall’impegno politico e dalla centralità della classe operaia non potevamo percepirlo». Solo il regista e intellettuale Pier Paolo Pasolini e pochi altri se ne resero conto, vedendo in anticipo le conseguenze dell’inarrestabile imporsi di nuove forme di omologazione sociale (oltre la destra e la sinistra politica) legate in primo luogo al totem rappresentato dalla televisione.

Il media televisivo fece da incipit a un modello “americano” che evidenzia protagonismo e decisionismo dei leader rispetto al confronto e la discussione della tanto decantata democrazia di base. Fu una fase in cui in pochissimo tempo si passò da “Processo per  stupro” a “Drive in”, dal primato della politica militante alla Milano da Bere. Insomma gli anni 70  (specie dopo il 77) non furono solo corteo, collettivo e lotte per la casa. Il riflusso degli anni 80 fu anche anticipato da nuove forme di aggregazione, lontane dalla politica, che non partivano più dalle sezioni di partito ma dalle curve degli stadi, dal territorio o dalle discoteche. Il finire degli anni 70 rappresenta un momento fondamentale in cui tutto cambiò. Questo non solo in seguito a fattori politici ma anche a dinamiche legate all’identità territoriale (che ispirarono la nascita della prima Liga Veneta (gennaio 80) o a fattori di costume come l’apertura di una miriade di discoteche dopo il successo della pellicola “Saturday Night Fever” (1977) e l’imporsi della disco music.

deluna

Un momento dell’incontro al Caffè Basaglia

Insomma gli anni 70 non furono solo anni di piombo, anche se la questione violenza e terrorismo, con l’icona di Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse (1978) e del gesto che mimava la P38, è rimasta nell’immaginario collettivo e nel dibattito su quegli anni. In tal senso non poteva non essere ricordato il ruolo fondamentale che ebbe il Pci che prese le distanze e combattè con decisione quelli che venivano chiamati “compagni che sbagliano”, contribuendo in modo determinante alla sconfitta dell’illusione brigatista e del terrorismo.
Un fenomeno che, fino al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro e quella del sindacalista Guido Rossa (gennaio 1979), vedeva permanere aree di diffusa simpatia o di tolleranza tra lavoratori verso le frange che invocavano la lotta armata. Un periodo in cui – precisa De Luna – «di armi in giro ce n’erano davvero tante», in un secolo che, fin dal suo inizio, fu tutto un inno alla violenza e alla guerra come fattore determinante socialmente accettato. Senza la violenza era difficile ipotizzare l’ascesa al potere dei fascismi e delle istanze rivoluzionarie. Non a caso il successo socialista di Allende per via democratica in Cile fu visto come un pericoloso precedente.

Tornando ai silenzi e tolleranze che emergevano anche tra chi viveva la catena di montaggio “in fondo si tratta sempre di compagni”, dietro a certi comportamenti vi erano anni di prevaricazioni e sfruttamento in fabbrica con azioni discriminatorie verso chi organizzava e si impegnava nelle lotte. Lotte che portarono a conquiste importanti sulle condizioni di lavoro e sociali (come lo Statuto dei lavoratori) con l’imporsi di un welfare (stato sociale) che negli anni si è andato ridimensionando. De Luna ha sottolineato alcuni momenti chiave di questa frattura con il Palazzo e la politica dopo i quali nulla fu come prima. Uno di questi fu l’assalto al leader della Cgil Luciano Lama, all’università La Sapienza di Roma, che si salvò a stento dalla rabbia degli autonomi (febbraio 1977). Un fatto che viene letto come con l’imporsi di nuove “tribù”, di nuovi soggetti (indiani metropolitani) e centri sociali che avevano ormai preso completamente le distanze dalla politica tradizionale. Una vero stacco, una barriera che non ha nulla a che vedere con l’aspro confronto che, nonostante tutto, permaneva tra le variegate espressioni del movimento operaio e studentesco. Insomma tutto cambiò e se prima tra revisionisti e estremisti permaneva un dialogo aperto “tra compagni”, attraverso questi episodi si manifestò la definitiva rottura principalmente con un Partito Comunista che non riuscirà più, nonostante i consensi elettorali, a rappresentare quello che veniva definito come il pendolo della sintesi politica. Tra i momenti più rappresentativi di questa svolta è stata anche ricordata la marcia dei quarantamila a Torino (ottobre 1980). Quei quadri quei funzionari in giacca e cravatta che sfilarono e che misero fine non solo ai 35 giorni di blocco della fabbrica ma furono precursori di nuovi equilibri nella conflittualità sindacale. Quei “colletti bianchi” sembrarono come dei silenziosi fantasmi apparsi dal nulla espressione di quel ceto medio che si imponeva come nuovo protagonista sociale.
Il discorso sulla rottura tra “Palazzo” e società troverà poi nuovi sviluppi. In conclusione Giovanni De Luna, dando uno sguardo da storico alle problematiche del presente, ha affermato: «Attenzione a internet». Un veicolo importante su cui spopola di tutto senza la minima attendibilità delle fonti.

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