12.6 C
Torino
martedì, 15 Ottobre 2024

Buoni Spesa Coronavirus, Curatella: “Per Appendino se i torinesi hanno fame, che mangino piadine”

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Vista la situazione di emergenza, la Protezione Civile il 29 marzo 2020 ha emesso l’ordinanza n. 658 con cui ha destinato 400 milioni di euro ai Comuni italiani per aiutare le famiglie italiane che, a causa delle restrizioni, si trovano in difficoltà economica e non riescono neanche a comprare alimenti per i propri figli.
Di queste risorse circa 4,6 milioni di euro sono stati destinati alla Città di Torino che ha deciso di utilizzare un soggetto terzo privato per erogazione e distribuzione.

“La Città di Torino ha giustamente agito con rapidità per implementare il sistema dei buoni spesa affidandosi all’azienda privata che attualmente fornisce buoni pasto per i dipendenti di Torino. Azienda che trattiene il 4% del buono spesa, invece del 15% previsto normalmente, e che richiede obbligatoriamente il convenzionamento per gli esercenti che vogliono rendere spendibili presso di loro tali buoni spesa.”, commenta il consigliere comunale Aldo Curatella.

“Lo strumento utilizzato e i parametri di accesso implementati, seppur in periodo di emergenza, mostrano tutti i propri limiti – continua Curatella – Infatti, manca ogni riferimento alla condizione reale reddituale di chi richiede tali buoni spesa, correndo il rischio di escludere persone realmente indigenti rispetto a chi riesce ancora a far fronte alle spese minime. Inoltre, guardando elenco punti vendita abilitati per i buoni spesa si nota come esso sia composto da sole 150 attività di cui circa 120 sono supermercati e solo i restanti sono altri tipi di attività, di cui almeno 3 piadinerie.“

“Assurda la scelta di uno strumento che in pratica esclude i negozi di prossimità favorendo esclusivamente *i supermercati che, invece, si ritrovano un vantaggio economico pari all’11% di ogni buono spesa* rispetto alle condizioni ordinarie. Sarebbe bastato rivolgersi alla Confesercenti di Torino che conta ben 274 negozi di prossimità su tutta la Città per poter garantire una reale rete di attività di quartiere. Se i Torinesi hanno fame, probabilmente per Sindaca e Giunta possono mangiare piadine.”, conclude Curatella.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano