La scorsa settimana c’è stato un incontro tra Mohammed Najm, presidente dell’associazione “Le differenze” e coordinatore della comunità arabo-islamica Piemonte e Roberto Rosso, assessore regionale con delega all’emigrazione e Diritti Civili. Al centro del faccia a faccia il rilancio delle attività interne del comitato dei diritti promuovendo l’aggregazione pluriculturale dei giovani. Un’idea suggerita da Najm che ha trovato d’accordo l’assessore.
Spiega Mohammed Najm: «La convivenza pacifica è un concetto nelle relazioni internazionali chiamato da Krusciov dopo la morte di Stalin, il che significa una politica basata sul principio di accettare l’idea di più dottrine ideologiche e la comprensione tra i due campi su questioni internazionali. Il significato dei due campi qui è il campo occidentale e il campo orientale. Invita inoltre tutte le religioni a convivere pacificamente e a incoraggiare il dialogo, la comprensione e la cooperazione tra le nazioni».
Sostiene Rosso: «C’è un messaggio importante che la nostra amata città di Torino porta al mondo che l’Italia è stata e continua a seguire lo stesso principio e principio che consolida i principi di tolleranza e umanità e rispetta il multiculturalismo».
«Torino è un faro di tolleranza e un modello di convivenza – continua Najm – è un notevole interesse globale, poiché è il culmine di relazioni amichevoli tra i veri sforzi di entrambe le parti, per costruire ponti di comunicazione tra le diverse religioni e culture nel mondo, con l’obiettivo di promuovere il principio di convivenza pacifica, che è vissuto da un italiano e tradotto sul campo, in un’esperienza unica. Più di duecento nazionalità di diverse fedi e credenze convivono nella pace e nell’armonia sul loro territorio: le parabole dei leader proverbiali, secondo le leggi, i costumi e le tradizioni che sanciscono la coesistenza pacifica, la tolleranza e l’apertura verso l’altro, sono ispirate da questi principi e valori anzichè l’odio introdotto da estremismo e terrorismo che ripudiano tali concetti di tolleranza globale».
L’assessore è entrato nella porta giusta e ha preso la strada più vicina al fine di costruire una relazione sana lontano dalla congestione e dall’estremismo, relazioni che credono nel pluralismo e nell’accettazione dell’altro e nel rispetto delle differenze, non criminalizzandole come estremisti, che minacciano il loro credo con il loro odio».
«Non va dimenticato che la città di Torino è una città di luci conosciuta come “una terra che cerca di essere un modello di convivenza, fraternità umana e punto di incontro tra civiltà e culture diverse”», ha concluso Roberto Rosso.