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venerdì, 14 Marzo 2025

Viaggio in Circoscrizione 8: laboratorio di convivenze sociali ma anche centro direzionale che non decolla

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Poco meno di centotrentamila abitanti, età media di 46 anni, la seconda circoscrizione più estesa in città. Comprende i quartieri San Salvario, Nizza Millefonti, Lingotto Filadelfia e tutta la collina (Cavoretto, Fioccardo, Borgo Po). E’ la Otto, che rappresenta un connubio sul quale l’amministrazione ha molto da investire, fatto dalla sua vocazione di laboratorio culturale e di integrazione e dall’aspetto direzionale e tecnologico. Che le si profila per il futuro. Entrambe le peculiarità, che dovrebbero essere punti di forza, sono in attesa di essere valorizzate: il lockdown ha compromesso una movida organizzata, una mobilità dolce che è stata affrettata dalla Giunta, scavalcando sperimentazioni corrette e coordinate con la cittadinanza che erano state avviate in passato. Cantieri che dovrebbero essere spinta propulsiva per il futuro che verrà, la conclusione della metropolitana a Bengasi, il palazzo della Regione, la riqualificazione vera dell’ex Moi, il Parco della salute, sono fermi o molto in ritardo.

Il punto di forza

Secondo il suo presidente Davide Ricca,“il punto di forza della Otto è il senso civico di chi vive questa Circoscrizione, perchè nonostante vada dal centro alla periferia, abbiamo delle realtà molto partecipative ad esempio quella a sud, che confina con Nichelino e Moncalieri, che ha avuto un investimento molto forte anche politico da parte del centrosinistra: ci sono dei problemi, quali quello dei rom, o di alcune occupazioni abusive, o ad alcuni insediamenti di edilizia popolare ma non sono mai diventati degli enormi casi. Ma ogni quartiere presenta le proprie caratteristiche, qualità e margini di crescita sui quali è necessario investire”.

Grande attenzione della circoscrizione per il sociale che si conta nelle trentuno sedute nelle quali la terza commissionesi è riunita nel 2019, stanziando fondi per più di 102 mila euro per 32 progetti finanziati e 27 enti beneficiari. Prevenzione del disagio giovanile (27.239 euro) , aiuti per anziani e persone in difficoltà (26.190 euro), progetti scolastici, estate ragazzi e doposcuola (20.468 euro) , integrazione (14.351) e progetti sanitari nei quali rientrano il sostegno alle famiglie e ai disabili (14.351 euro) sono i capitoli di spesa e di investimento. Dice Lorenzo D’Agostino presidente della III commissione “L’età media della popolazione della otto è molto alta e le fragilità sono emerse ancor più nei mesi di lockdown, nei quali associazioni e volontari hanno dimostrato una grande empatia e capacità di non far mancare né assistenza, né vicinanza”. Un servizio, quello della domiciliarità leggera, che la circoscrizione ha sempre garantito, come quello degli “accompagnamenti”, servizi dedicati per esempio, spiega D’Agostino a “chi non ha l’auto, o ce l’ha ma è troppo anziano per guidare e ha bisogno di una mano, o chi necessita di aver fatta la spesa”. Servizi che nei mesi dell’emergenza sanitaria sono stati convertiti in base alle esigenze di sicurezza, e che sono stati integrati da un servizio di telefonate di “compagnia”, fatte affinché l’anziano solo non soffrisse ancor di più un momento così drammatico. Il risultato di cui essere orgogliosi in questo 2020 così difficile è l’apertura, tra poche settimane, di un centro culturale italo romeno che avrà sede in corso Corsica, dove saranno presenti diverse figure professionali che si interfacceranno per facilitare interazione e integrazioni.

Il tallone d’Achille

Ciò che resta da fare, per D’Agostino, è molto: lavorare di più sull’aggregazione, dice e impegnarsi per “riconvertire la vecchia anagrafe di via Nizza in un centro di incontro per anziani”.

La otto è molto ampia, nasce dall’accorpamento di due circoscrizioni, ed è molto eterogenea. Si estende dal ponte di corso Regina Margherita, corso Gabetti, fino a corso Unione Sovietica al confine con la Fiat, con Nichelino e Moncalieri dall’altra parte, e con tutta la collina.

Contiene quartieri completamente diversi, è frutto di un accorpamento che ci siamo trovati fatto dall’ultima riforma del decentramento – spiega il presidente Davide Ricca –  un processo di unificazione che deve essere ancora concluso e che quindi non dà certezza, senza considerare che alcuni territori rischiano di non essere rappresentati all’interno del consiglio di circoscrizione perché meno popolosi di altri che potrebbero eleggere più rappresentanti”.

San Salvario, epicentro culturale

Gli anni hanno anche insegnato che San Salvario ha la sua grande ricchezza nella partecipazione, che come sottolinea il presidente Davide Ricca “E’ la capacità di anticipare cose che succederanno nel resto della città e molto spesso nel resto del Paese. E’ il centro direzionale culturale diffuso della città di Torino. E’ un quartiere di passaggio, con un flusso di studenti molto effervescente, con la presenza delle redazione dei principali quotidiani torinesi”.

La movida che rischia di diventare un boomerang

Massimo de Cristofaro, del Dash Kitchen non nasconde la preoccupazione sua, dei commercianti come lui e dei residenti di largo Saluzzo“San Salvario ha avuto la sua ribalta di cronaca molti anni fa, quando si diceva che più luci si sarebbero accese, minore sarebbe stata la presenza della criminalità e del degrado. Tutto però si è esaurito in quel periodo e ad oggi, San Salvario rischia di essere la stanza che i padroni di casa non vogliono vedere”. Largo Saluzzo rappresenta un problema quotidiano “fatto da scorribande di ragazzini molto giovani che vivono la notte, che si ubriacano, fanno risse, minacciano. Chi vuole passare una serata al sicuro, va da un’altra parte”

Il lockdown ha messo in difficoltà i locali e di conseguenza si è tornati, anche per la questione del dehor, con le persone in strada” osserva Ricca. Ecco dunque riproporsi i problemi che erano stati superati, “quali il rumore, gli schiamazzi, gli assembramenti, sui quali c’è un forte impegno delle forze dell’ordine”. E’ così che la movida, che poteva essere risorsa, ora rischia di essere un boomerang, soprattutto in un momento in cui sono in difficoltà i locali, che chiudono e quelli che li sostituiscono sono magari i minimarket di 24 ore, con prezzi bassi, di cui è difficile identificare la proprietà. La grande offerta di San Salvario porta a un fermento che se non è gestito rischia di diventare un problema.“Ci sono situazioni ben note di spaccio, in parte la prostituzione – ricorda Ricca – . Lo spaccio è un problema forte a San Salvario, come in tutta la città, perchè la questione non è chi solo legata a chi spaccia ma a chi consuma”.

Il danno economico

Ancora De Cristofaro, dati alla mano, sottolinea “a maggio i locali hanno riaperto e contavano il 50 per cento di perdite. Ad oggi, siamo riusciti a risalire fino a un -20 per cento. Ma i chiari di luna prospettati da certa informazione non sono dei migliori. Nell’ultima settimana si è ipotizzata la chiusura dei locali anticipata alle 23, e i clienti si sono insospettiti, col risultato che siamo tornati al risultato di partenza”“Non basta accendere le vetrine per dare impulsi al commercio o allontanare la criminalità – conclude De Cristofaro – sono necessarie sinergie tra residenti e esercenti affinché la politica prenda iniziative”.

Pedonalizzare? Sì, ma con oculatezza

La mobilità sostenibile è il futuro che già oggi dà segni di presenza. Monopattini, car sharing e zone 30, pedonalizzazioni. Con l’impegno dell’amministrazione circoscrizionale e il suo vicepresidente Massimiliano Miano, sono state aviate delle sperimentazioni per testare le aree migliori da destinare esclusivamente ai pedoni: vicino la piscina Parri, nei controviali davanti alla scuola Manzoni, o in via Principe Tommaso; “erano pedonalizzazioni che gli stessi residenti hanno chiesto”. Davide Ricca non comprende, e lo denuncia, il motivo per cui si sia deciso da parte della Giunta di sperimentare le pedonalizzazioni in contemporanea all’approvazione della delibera sui dehor “quando hai già tolto nella percezione collettiva i posti auto mettendo in difficoltà la circolazione intraquartiere dei residenti, che si somma a quella dei frequentatori dei locali; se nello stesso periodo fai le sperimentazioni non capirai mai se queste pedonalizzazioni funzioneranno o no. Le sperimentazioni si fanno un periodo ordinario”. Altra spina nel fianco, nemica di una movida sana, responsabile e sostenibile è l’assenza di parcheggi e una metropolitana con orari serali assolutamente insufficienti ad essere una valida alleata in un momento in cui la mobilità dolce deve essere sostenuta.“Il problema deve essere risolto magari individuando insediamenti nuovi, o nei nuovi insediamenti dietro porta nuova, o al Valentino, o facendo durare di più la metropolitana che è un problema spesso sull’area Nizza Millefonti. Questo consentirebbe di usare meglio i parcheggi in struttura come quello del Lingotto che è quasi sempre vuoto”

Nizza Millefonti: un centro direzionale in ritardo

Dovrebbe diventare centro direzionale insieme a Nizza Filadelfia perché ci sono il grattacielo della Regione, il nuovo sottopasso, i lavori della metropolitana che arrivano in piazza Bengasi, in prospettiva il Parco della salute: ci sono molte persone che si spostano per venirci a lavorare, poi c’è l’area espositiva di Lingotto fiere, il centro commerciale, il raddoppio di Eataly. Un grande polo direzionale a cui la città e la Regione potranno riferirsi.

La debolezza

Tutto è in ritardo, e per tanto oggi sembra un prodigio pronto a nascere ma ancora senza identità.
Siamo stati massacrati da cantieri ma la metropolitana non è ancora in funzione, al di là delle dichiarazioni per cui sembrava che Fassino non fosse in grado e con la nuova giunta pentastellata tutto sarebbe stato risolto – dice il presidente Ricca – . Non è stato così. Quando si governa ci si rende conto che le cose sono diverse, e che è inutile avere un libro dei sogni: quindi i lavori sono in ritardo di anni”.

Il grattacielo incompiuto

C’è poi l’irrisolto del grattacielo della Regione, altra grande promessa che aveva convinto molti commercianti a investire nell’area, aprendo attività che oggi sono in affanno, perchè i dipendenti degli uffici che si aspettavano non sono mai arrivati. “Tant’è che noi, che non siamo pregiudizialmente contrari alle strisce blu – ricorda Ricca –  abbiamo combattuto e vinto la battaglia contro la loro estensione in Nizza Millefonti fino a quando non sarà funzionante in modo ordinario la metropolitana fino in piazza Bengasi”. 

La collina. Il dissesto idrogeologico frena il rilancio turistico

Borgo Po, piazza Zara, Cavoretto, Fioccardo: il problema sono le risorse per la sua manutenzione, “questa città non ha i soldi. Quando piove, il Po soprattutto al Fioccardo esce e fa danni, anche quando non sono piogge straordinarie”denuncia Ricca. Tutta la questione relativa al fiume è urgente ed è sottovalutata. La collina è una delle zone più affascinanti della città: è una grande ricchezza, ed è un fattore di attrazione ma manca è un piano straordinario per la manutenzione. “Spero che le risorse del recovery plan vengano utilizzate per la questione del dissesto idrogeologico di questa città, se ne parla molto poco ma che è un problema serio” sottolinea ancora il presidente.

Filadelfia Lingotto e la sfida della riqualificazione urbana

Presenta il grande nodo del Moi e della riqualificazione urbana, che si riallaccia al progetto del Parco della salute e con esso la riqualificazione delle Arcate, delle palazzine, soprattutto più a ridosso del Filadelfia, che subirà le più importanti trasformazioni.

Riqualificazione del Moi. Non solo palazzine

Ciò che non vogliamo è che la riqualificazione delle palazzine in social housing sia esclusivamente un progetto finanziario e non invece un processo di coinvolgimento di tutti gli stake holder del territorio, di tutte le associazioni che lì sul territorio hanno continuato a fare attività. In questo momento chi ha gestito in legalità quello spazio è tagliato fuori dal progetto che sta portando avanti l’amministrazione con cassa depositi e prestiti, rispetto alla riqualificazione di quell’area” ricorda ancora Ricca. “Il quartiere Filadelfia ha sempre avuto un atteggiamento non di rottura rispetto a questa occupazione, non abbiamo avuto le ronde che facevano il giro sotto le palazzine, tolto quelle organizzate da piccoli gruppi della destra, ma i quartiere non è mai sceso in piazza contro l’occupazione”. E aggiunge:“Certo ci sono state segnalazioni, ma ci sono state associazioni che hanno lavorato molto sull’accoglienza, le operazioni di liberazione delle palazzine si sono svolte in totale serenità, senza episodi di violenza. Quando ci sono stati è perché qualcuno, da fuori, ha provato a soffiare sul fuoco, più per motivi politici che per situazioni oggettive”.

Le associazioni e le parrocchie: il loro grande impegno per il territorio

C’è una forte presenza associativa, a san Salvario ma anche nel quartiere Lingotto, o Nizza Millefonti, c’è una buona attività.Due case del quartiere, quella in via Morgari che è la più importante e anche quella di via Tepice a fianco alle Molinette, il Barrito, Hiroshima Mon Amour che non è una casa del quartiere ma che ne svolge le funzioni, progetti educativi territoriali. C’è una forte presenza della cittadinanza e delle parrocchie, che sono state e sono fondamentali nel periodo del lockdown con la loro capacità di impegno sul territorio.

Palazzo del Lavoro e l’identità di un quartiere

Altro nodo da sciogliere è il futuro del Palazzo del Lavoro, palazzo Nervi, che amministratori e cittadini del quartiere non vorrebbero diventasse un grande magazzino ma piuttosto un centro di riferimento per quella Capitale dell’intelligenza artificiale che Torino aspira a diventare. Il quartiere, che arriva fino in piazza Guala, alla parrocchia del Vianney, sta con forza cercando una propria identità: “abbiamo rinvigorito di molto il rapporto con le associazioni di via che mantengono la presenza del piccolo commercio sul territorio – conclude il presidente Davide Ricca– ma il problema è che servirebbero delle norme più semplici per avvantaggiare l’insediamento dei piccoli commercianti perché rappresentano l’unico presidio, insieme alle piccole bocciofile, che sono comunque in difficoltà. 

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