Un calvario che si riapre. Così Rita e Giuseppe, i genitori di Chiara Poggi, la 26enne uccisa nell’agosto del 2007 nella loro villetta di Garlasco, in provincia di Pavia, commentano la notizia di una riapertura dell’inchiesta e di un nuovo indagato.
Notizia che la famiglia di Chiara ha appreso solo dai telegiornali e nei confronti della quale affermano di “non avere nulla da dire”. Ma che rappresenta una nuova dolorosa pagina in un caso che non sembra avere mai fine, nonostante la condanna in via definitiva dell’allora fidanzato della vittima, Alberto Stasi.
A ricevere l’avviso di garanzia è un nome già noto in questa vicenda. Si tratta di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco, che in quell’estate frequentava la casa dei Poggi e che già nel 2016 era stato indagato per poi vedere la sua posizione archiviata qualche mese dopo.
Alla base di questa nuova svolta una traccia di Dna con cromosoma maschile individuata sotto le unghie di Chiara e che apparterrebbe proprio al Sempio. In realtà questo campione di Dna era già stato analizzato nelle precedenti indagini, ma secondo gli esami allora eseguiti si era arrivati alla conclusione che il materiale era così degradato da non poter risalire all’identità dell’uomo. Proprio nel 2016 la difesa di Stasi aveva puntato su questa traccia genetica per affermare che lo studente della Bocconi era estraneo alla vicenda e che invece sarebbe stato Andrea Sempio l’assassino della 26enne. Ora però qualcosa è cambiato dopo che l’avvocata Giada Bocellari, legale di Stasi, si è rivolta a un laboratorio di genetica estero a cui ha affidato il compito di analizzare di nuovi quei reperti. E questa volta si è riusciti ad individuare con precisione un Dna, aspetto tra l’altro confermata da una consulenza predisposta dalla procura di Pavia. Sempio, che ora lavora in un negozio di telefonini e che ha sempre avanzato come suo alibi un biglietto di un parcheggio che lo voleva altrove in quelle ore, è atteso nella giornata di giovedì dai carabinieri della scientifica di Milano per un tampone salivare dal quale dipenderà la conferma delle tracce genetiche.
Insomma, un’indagine senza fine quella legata all’omicidio della giovane Chiara. Dopo due assoluzioni per Alberto Stasi, ribaltate con una condanna in Cassazione, vari tentativi di riaprire il caso, solo un mese fa la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva respinto il ricorso presentato dall’uomo e sembrava aver posto fine alla vicenda, con Stasi che in carcere dal 2015 dovrà scontare 16 anni con l’accusa di omicidio volontario.
Ora tutto torna in forse, riemergono i dubbi, se ne aggiungono di nuovi. Ma soprattutto non trova pace la famiglia Poggi e il dolore di un padre e una madre che a 18 anni dalla morte della figlia non possono mettere un punto fermo a questa drammatica vicenda.