Cosa c’è di più paradossale di una manciata di attivisti che decide su una piattaforma privata se il potere legislativo deve mandare il potere esecutivo davanti al potere giudiziario? Mai come in questi giorni, il ricorso alla piattaforma Rousseau, di cui i leader grillini si sono serviti fino ad oggi, si conferma un diversivo, un trucco per togliere dall’imbarazzo una dirigenza pronta a tradire i propri principi, simulando un rispetto formale delle regole e della base.
Bizzarra la premessa dei vertici pentastellati fatta ai militanti prima del voto salva Salvini «questo non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il Movimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile». E dunque, il voto espresso attraverso la piattaforma cosa è stato? Mancanza di assunzione di responsabilità? escamotage mediatico? Un passatempo? Una farsa?
La verità è che il partito della trasparenza e della democrazia diretta è in realtà eterodiretto da una società privata che di trasparente non ha assolutamente nulla, se non i 90 mila euro di soldi pubblici versati dai parlamentari dal mese di marzo.
Democrazia e web possono convivere, ma occhio a non cadere nel tranello di identificarli. Pensiamo alla frammentazione delle discussioni online. Discussioni per modo di dire, visto che si svolgono prevalentemente in piazze virtuali alle quali accedono quasi esclusivamente individui con le stesse opinioni che, consapevolmente o meno, si sottraggono al confronto con chi la pensa in modo diverso e si illudono di influenzare in qualche modo l’azione di leader politici.
Dubbi sull’efficacia della piattaforma Rousseau sorgono anche a chi, di fatto, per dovere d’appartenenza, è costretto ad utilizzarla. «Rousseau è uno strumento privato di un’associazione privata, è uno strumento, non è la democrazia diretta – commenta Elena Fattori, Senatrice M5S – Traslare questo strumento per decisioni governative così importanti a non è legittimo perché non è una piattaforma pubblica, non ha il controllo di un ente terzo. Nella storia del M5S non c’è sempre stata Rousseau, le prime elezioni regionali le facevamo per alzata di mano nei garage dove ciascun candidato doveva fare la ‘graticola’, cioè salire sul palco ed essere sottoposto a qualunque tipo di domanda, anche molto scomoda, e poi si sceglievano i candidati per alzata di mano. Rousseau è una piattaforma relativamente nuova, quindi dire che tutto è nato su Rousseau non è vero».
Bisogna ammetterlo allora, la democrazia diretta piace solo finché conferma il parere del capo. Uno strumento sopravvalutato i cui effetti potrebbero essere catastrofici rispetto alla natura stessa degli uomini e delle donne che lo utilizzano.
Come ha osservato Norberto Bobbio “l’individuo rousseiano chiamato a partecipare dalla mattina alla sera per esercitare i suoi doveri di cittadino sarebbe non l’uomo totale, ma il cittadino totale. E il cittadino totale non è a ben guardare che l’altra faccia non meno minacciosa dello stato totale”.