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mercoledì, 18 Settembre 2024

Presidio M5S contro il Rosatellum bis. Davide Bono: “Mattarella non firmare è in gioco la democrazia”

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

di Moreno D’Angelo

Non pare proprio una protesta che smuove le massa e carica di quel calore che accompagnava le prime uscite di Beppe Grillo anche qui a Torino. Per protestare contro il Rosatellum bis (la nuova legge elettorale che ha messo l’accordo Pd, Forza Italia, Lega e centristi) i pentastellati sono scesi in piazza con un presidio davanti alla Prefettura per quella che è da loro ritenuta una legge in odore di incostituzionalità che apre all’inciucio tra Renzi e Berlusconi. Questo mentre alla Camera dei deputati si vota la fiducia sui primi due articoli della legge, e domani è in programma il voto finale a a scrutinio segreto.

«E’ inaccettabile la fiducia su una legge elettorale. Una legge che cambia le regole del gioco a quattro mesi dalle elezioni, è una violazione costituzionale – è il commento del Capogruppo pentastellato in Consiglio regionale Davide Bono, che aggiunge «è una riforma che apre le porte a liste come Forza Polenta, liste fantasma per raccogliere voti per le coalizioni penalizzando i pentastellati che, com’è noto, viaggiano da soli». Bono ha anche un cenno critico particolare per la Lega che alla fine si è accodata sul Rosatellum.

L’esponente pentastellato piemontese ammette come le leggi elettorali non siano certo temi che possano appassionare le masse come le pensioni o l’articolo 18 «ma qui è in gioco la democrazia e noi ci rivolgiamo anche agli altri partiti e movimenti su questa protesta che porteremo avanti». Una protesta che ha incontrato l’autorevole avallo del presidente emerito Giorgio Napolitano. Bono conclude ribadendo: «Ci appelliamo a Mattarella perché non firmi questa legge».

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