La Cassazione ha confermato la sentenza con cui nel 2018 la Corte d’appello di Torino aveva inflitto all’imputato un anno e quattro mesi di carcere. Il fatto al vaglio del processo è del 7 aprile 2010 e si è svolto nell’alloggio della sorella della donna. comportamento che a un albanese di 49 anni è costato una condanna per rapina. L’uomo infatti prese dalla borsa dell’ex convivente il telefonino, dopo avere colpito la donna al volto con un pugno, per controllare le chiamate in entrata e in uscita.
Il 49enne aveva preteso che l’ex convivente gli facesse controllare il cellulare perché sospettava che avesse una relazione con un altro. Poi trattenne l’apparecchio per il tempo necessario a controllare i messaggi e a telefonare a tutti i contatti della rubrica. La Cassazione, nelle motivazioni, ha ribadito che “nel delitto di rapina il profitto può concretarsi in ogni utilità, anche solo morale”. La donna testimoniò di avere lasciato l’imputato, con il quale aveva avuto un figlio, in quanto esasperata dalle scenate di gelosia e dalle percosse.