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giovedì, 13 Marzo 2025

Le lungimiranti profezie di Appendino

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Si narra che sia stato proprio l’attuale sindaco consorte, la notte delle elezioni politiche di cinque anni fa, a ricordarsi di una dichiarazione di Piero Fassino del 2009 in cui l’esponente politico, non ancora primo cittadino di Torino, rispondendo indirettamente a Grillo che voleva partecipare alle primarie del Partito Democratico si lanciò in una ormai storica affermazione: “Se Grillo vuole fare politica, si faccia il suo partito, metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni, vediamo quanti voti prende, e perché non lo fa?”
Come andò a finire è noto a tutti e la rete si scatenò in una serie di barzellette e parodie tanto che il gruppo Facebook “Le lungimiranti profezie di Fassino” conta ancor oggi quasi 21 mila iscritti. E, nella campagna elettorale del 2016 i militanti grillini a quel video aggiunsero le immagini di una seduta della Sala Rossa in cui il Sindaco Fassino augurava all’allora consigliera Appendino “di sedersi un giorno su questa sedia e poi vediamo se sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di poter fare”, come a confermare le non proprio felici capacità divinatorie dell’esponente democratico.
Come spesso capita quando si usano le armi dell’ironia e degli sfottò, come nella miglior tradizione delle comiche, quando si ride dei capitomboli altrui si rischia poi di incorrere in altrettante mirabolanti cadute.
Così oggi, ripensando allo spot in cui la candidata sindaca muoveva cartelli in cui annunciava di vivere in una città divisa in due, da una parte quella con le code davanti ai Musei e dall’altra quella con le code davanti alle mense dei poveri, non possiamo non parlare che di “lungimiranti profezie di Appendino”.
Non tanto per le code davanti ai Musei, quelle non ci sono più con i 200 mila visitatori e gli 8 mila abbonati in meno e con il rischio di licenziamento di 28 lavoratori, o per quelle davanti alle mense dei poveri, che purtroppo permangono quanto l’interminabile triste sequela di senzatetto sotto i portici del centro e con una persona morta di freddo pochi giorni fa alla Pellerina, ma per l’affermazione di una città divisa in due.
Questa è la profezia appendiniana che si sta compiendo anche attraverso scelte come quella di estendere gli orari della Ztl e di introdurre un ticket per entrare con la propria auto nel centro della Città. Per dirla con Silvio Viale “quella che doveva essere una dichiarazione di protesta si è rivelata essere una dichiarazione di proposta”.
Una città divisa in due è quella che emerge, infatti, dalla mappa che abbiamo pubblicato e dall’idea di sancire un isolamento, non si sa quanto splendido, del centro di Torino dal resto non solo della Città ma dall’intera area metropolitana.
Non si riesce a capire il senso della proposta: non incide sull’inquinamento, che registra i suoi picchi in periferia (altrimenti andrebbe bloccata piazza Rebaudengo); non incide sulla mobilità di chi si reca abitualmente in centro per ragioni di lavoro o di studio (basta la chiusura mattutina per indurli a lasciare l’auto a casa, uno che lavora in via Pietro Micca mica torna a riprendersela nella pausa pranzo); non incide su nuovi investimenti (il gettito non sarà tale da poter immaginare di poter cofinanziare la linea 2 della Metro, come era invece nella proposta di road pricing sull’intera città avanzata innanzitutto dal compianto consigliere Alberto Musy).
Sono evidenti, invece, tre conseguenze che rischiano di pesare sui torinesi: la necessità di fare cassa, che porta all’introduzione di un nuovo balzello che va ad aggiungersi ai significativi aumenti degli abbonamenti per i residenti i cui introiti finiscono indistintamente nel bilancio cittadino senza una loro specifica destinazione per migliorare mobilità e qualità dell’aria e della vita più in generale; lo svuotamento del centro storico come centro commerciale naturale, che patirà con questa scelta un’ulteriore perdita di competitività rispetto agli outlet ed alle gallerie commerciali situate a ridosso della tangenziale e subito fuori i confini della città; la costruzione di una barriera quasi fisica, costituita da telecamere e divieti, tra centro meno raggiungibile ed una periferia lasciata a se stessa.
Insomma se la candidata sindaca Chiara Appendino denunciava di vivere in una città divisa in due, oggi la sindaca Chiara Appendino quella città divisa in due rischia di realizzarla davvero.

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