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lunedì, 16 Settembre 2024

La strana storia della posta elettronica al Comune di Torino. Google a Palazzo di Città

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Carlo Savoldelli
Carlo Savoldelli
Carlo Savoldelli è un pseudonimo collettivo utilizzato da un numero imprecisato di collaboratori nato per proporre ai lettori di Nuova Società inchieste giornalistiche documentate. Del collettivo fanno parte giornalisti, studenti e professionisti per un giornalismo lento e approfondito.

La storia che vogliamo raccontare oggi comincia più o meno così: “c’era una volta il sistema informativo pubblico..

Sin da quando si è insediata a Palazzo civico la nuova amministrazione 5stelle non ha fatto mistero di seguire un atteggiamento alquanto ondivago sul tema dei servizi informativi: da una parte cavalcando (specialmente in Regione) il malcontento dei lavoratori del CSI, e dall’altra sforbiciandone gli stanziamenti e togliendo allo stesso consorzio commesse e risorse. (LEGGI QUI)

Ma l’aspetto meno chiaro della linea politica grillina in materia, è che a sentire la base, la priorità darebbe la tutela del CSI pubblico (LEGGI QUI) ; se invece senti la testa (e in particolare l’assessora Paola Pisano, emanazione della Appendino), big data e colossi multinazionali sono la via giusta per la pubblica amministrazione. Come si spiega questo ennesimo dualismo?

Può essere utile raccontare la vicenda della famosa “riforma della posta elettronica” voluta fortemente da Palazzo civico.

La storia inizia con l’insediamento della nuova Giunta a luglio 2016. Appena insediati – così pare siano andate le cose – assessori e segreterie cominciano ad attivarsi caselle postali di segreteria (e quindi comunali) utilizzando Gmail. Prontamente allertati dagli uffici dei servizi informativi, viene loro spiegato che tali caselle “libere” non garantiscono il funzionamento di uffici pubblici né in termini di privacy né di affidabilità. E così, momentaneamente, questa “migrazione” sembra bloccarsi.

Poche settimane dopo l’assessorato della Pisano inizia l’iter per ricercare sul mercato un nuovo fornitore di servizi di posta elettronica, diverso dal CSI.

Intanto. con la deliberazione 2016 04999, la Giunta Appendino ha anticipato la scadenza della convenzione con il CSI, che era stata fissata dalla giunta precedente al 31.12.2018, “limitandola”al 31.12.2016. E poche settimane dopo, nella giunta del 17 gennaio 2017, libera della convenzione ormai scaduta, con una delibera criptica dal titolo “Evoluzione dei servizi digitali della città. Indirizzi” viene costituito un ennesimo tavolo di lavoro i cui esiti dovevano essere resi noti, dice l’atto, il 15/02/2017, con un “Piano di Evoluzione”.

Non è chiaro, però, quale ruolo abbia il CSI in questo percorso soprattutto perché l’assessora all’Innovazione non ha mai nascosto la sua ammirazione accademica per le società di big data operanti sul mercato privato. Il suo recente viaggio di sette giorni negli States e il suo difficile rapporto con il consorzio pubblico, testimoniato da numerose fonti, non fanno presagire nulla di buono per il futuro.

Già a novembre la giunta Appendino proponeva una delibera (la 2016 04833) per “l’impianto di un sistema di posta elettronica comprensivo di servizi di cooperazione”, decidendo in pratica di abbandonare i servizi client del CSI e di sposare tecnologie già collaudate da società multinazionali dei big data. Su questo mercato, non è un segreto, sono molto forti Google e Microsoft.

L’approccio dell’assessora Pisano è fortemente privatistico; nella delibera citata si legge: “Nel caso di questioni complesse ed urgenti si abbrevia l’iter con una o più riunioni con la presenza dei funzionari dei diversi uffici interessati, normalmente con risultati di accelerazione dell’iter ma con non poche ore di lavoro assorbite dai soli spostamenti dei dipendenti. É quindi di tutta evidenza l’inefficienza complessiva di tutto il processo”. In altre parole, l’assessora pensa di sostituire ai normali percorsi formativi degli atti, un percorso di “posta elettronica collaborativa”. Innovazione o solo visionaria follia? E se un evento come Piazza San Carlo fosse stato organizzato con la posta elettronica collaborativa, quale trasparenza e possibilità di ricostruzione dei fatti rimarrebbe? Insomma, un progetto dai molti lati oscuri.

Tornando al procedimento, della gara viene incaricata la SCR, Società di committenza regionale per effetto delle nuove norme sugli appalti.

Perché il Comune non si rivolge a CONSIP, ovvero il portale degli acquisti della Pubblica Amministrazione? Non si sa. Si sa, tuttavia, che sul portale CONSIP esiste una gara per la fornitura di servizi di posta elettronica; l’ha vinta un RTI tra Telecom Italia Spa e IT Telecom Srl (QUI); comunque con Deliberazione del C.d.A. n.28 del 29/03/2017, SCR ha proceduto all’indizione della gara approvando Bando e Disciplinare di gara, e ha concluso la procedura. Con delibera dell’SCR del 27/07/2017 il cda approva l’aggiudicazione.

E come è andata? Dagli atti (tutti pubblici) si evince che:

  • è stata presentata un’unica offerta;
  • il vincitore è (unico offerente) Telecom Italia s.p.a;
  • il costo annuale è di 118.656,00 euro e vale per un triennio per euro 355.968,00;
  • l’appaltatore si avvale della facoltà di subappaltare il 30% della commessa;
  • i subappaltatori sono Studio Storti s.r.l. e Noovle s.r.l.

(FONTE)

Noovle s.r.l. , (da sito ufficiale) Partner Google, è un’azienda di consulenza di cloud computing e digitale nata nel giugno 2013 dalla fusione di Global Base e Scube NewMedia. Due tra i principali partner Google in Italia e leader nell’integrazione di soluzioni e servizi Cloud e tecnologie digitali per le imprese e le pubbliche amministrazioni, università.Siamo fieri di avvalerci di prestigiose partnership, tra le quali Google Cloud e Brightcove. Insomma, alla fine in qualche modo il mondo Google entra a Palazzo Civico.

Ultima annotazione: sono alcuni mesi che sul sito ufficiale di Noovle troneggia una video intervista dell’assessora Pisano. L’intervista è stata pubblicata il 5 aprile 2017. Il bando di gara è stato spedito il 31.03.2017 e pubblicato il 5 aprile 2017. Che tempismo eccezionale.

Ma c’era proprio bisogno di spendere tutti questi soldi in questa maniera?

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