La Grecia torna a far paura all’Europa. Il governo guidato da Antonis Samaras non è riuscito a nominare un nuovo presidente della Repubblica: il candidato del partito al potere, l’ex commissario europeo Stavros Dimas, al terzo tentativo ha guadagnato solo 168 dei 180 voti necessari all’elezione. Questo significa, stando alla Costituzione ellenica, scioglimento del governo entro dieci giorni ed elezioni anticipate. E le borse tornano a tremare.
Il nuovo stallo greco porta l’indice della borsa di Atene a toccare inizialmente -11,5% per poi recuperare parzialmente e chiudere a -3,91%. A preoccupare è soprattutto la possibilità che le elezioni previste per il prossimo 25 gennaio possano portare al potere Syriza, la sinistra radicale guidata da Alexis Tsipras, che i sondaggi danno come favorita e che preme per ribaltare gli accordi presi dalla Grecia con l’Unione Europea.
L’obbiettivo dichiarato di Tsipras è, infatti, quello di porre fine all’austerity imposta dall’Ue al Paese, chiedendo un taglio pari a 330 miliardi del debito greco (che corrisponde a circa il 175% del Pil) e che è in mano per l’80% a Bce, Ue e Fmi. Il leader di Syriza ha promesso ai suoi elettori la fine delle politiche di austerity e il ripristino della tredicesima per i pensionati in difficoltà, oltre all’aumento dello stipendio minimo, elettricità gratis per le famiglie non abbienti e un maxi piano di investimenti pubblici.
Molti avversari politici, tra cui il conservatore Samaras, sono convinti che anche in caso di vittoria, Tsipras non riuscirà ad avere i numeri per governare da solo, e che sarà costretto a stringere accordi con i partiti di opposizione. Il che significherebbe dover ridimensionare e contrattare le richieste iniziali alla luce delle alleanze necessarie a formare un esecutivo. A sua volta il leader di Syriza è convinto che le sue richieste, pur se onerose, spaventino l’Europa molto meno che un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro.
Nell’attesa di conoscere il risultato delle prossime elezioni la politica internazionale mette le mani avanti. Immediato è infatti il commento del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble: «Le nuove elezioni non cambiano nulla rispetto al debito greco. Qualsiasi nuovo governo deve rispettare gli accordi contrattuali presi dai suoi predecessori con la Troika».