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mercoledì, 11 Dicembre 2024

Decreto Dignità: quali sono stati gli effetti dall’entrata in vigore?

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Dopo esser stato citato a più riprese da tutti i mass media, nessuno escluso, il tanto atteso e noto “Decreto Dignità” è finalmente entrato in vigore da pochi mesi, nonostante la sua approvazione fosse già avvenuta oltre un anno fa. Dopo qualche rinvio e alcune piccole proroghe, la legge è diventata realtà portando diverse modifiche nel mondo del gaming e betting online, probabilmente il settore maggiormente toccato dalla sua entrata in vigore. Questa legge, infatti, pone il divieto di sponsorizzazione e pubblicità per i player del settore, che fino a poco tempo fa, invece, potevano reclamizzare le proprie attività in qualsiasi tipo di media.

Vietare la pubblicità e le sponsorizzazioni servono per combattere la ludopatia?

La televisione, in tal senso, era probabilmente il mezzo preferito per promuovere le proprie proposte, con, ad esempio, aggiornamenti live delle quote negli intervalli dei match calcistici. I più attenti avranno osservato che, da qualche mese, fra la fine del primo e del secondo tempo i collegamenti per gli aggiornamenti delle quote sono spariti nel nulla. Ed anche la pubblicità dei siti di betting online, così come quello dei casinò presenti sulla rete, non sono più presenti sui mezzi televisivi. Una sparizione, quindi, non avvenuta certo per volontà degli operatori del settore, ma per una legge ritenuta da alcuni giusta e doverosa e da altri, invece, troppo severa e per nulla incline a combattere la ludopatia, la reale ragione, di fatto, per la quale venne emanato il Decreto Dignità.

Il proibizionismo, d’altronde, difficilmente produce gli effetti sperati. Ed in un mondo come quello dei giochi online rischia di produrre un effetto distorsivo, favorendo la nascita di siti non ufficialmente riconosciuti e quindi non in grado di favorire un gioco consapevole e sicuro. Al momento, però, quest’effetto non si è ancora materializzato. Stando ai primi dati, infatti, sono aumentati numericamente i casino online nuovi sul quale è apposto il marchio dell’AAMS, indispensabile per capire se un sito sia legalmente riconosciuto e possa rispondere a tutti i requisiti previsti dalla legge. Un aumento che conferma come gli italiani abbiano una naturale predisposizione al mondo dei giochi, che possono rappresentare un momento di relax e divertimento lontano dalle impellenze della vita quotidiana.

A quanto ammontano le mancate entrate dello stato con l’entrata in vigore del decreto?

Il Decreto Dignità, per quanto concerne il mondo del gaming online, potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol per l’erario, che rischia, nel futuro, di accusare un mancato introito di oltre 110 milioni annui a causa della sua entrata in vigore. Chi, invece, ha potuto constatare delle perdite immediate, sono le aziende del settore radiotelevisivo e sportivo: la mancata reclamizzazione dei siti di scommesse, infatti, produrrà minor ricavi nell’ordine di circa 170 milioni. E una parte di questi, oltretutto, vengono tassati dallo stato, che anche in questo caso dovrà registrare una sensibile mancata entrata. I dati certi, al momento, sono quelli di una consistente perdita per alcuni settori strategici del paese, mentre i siti di gaming e betting online continuano a riscontrare il crescente consenso del pubblico, grazie anche alla proposizione di alcuni giochi particolarmente amati dagli italiani, come “gratta&vinci”, “blackjack” e “roulette”, oltre alla possibilità di scommettere, in real time, sugli eventi sportivi.

Per gli operatori che non dovessero rispettare quanto disciplinato dal Decreto Dignità, le multe previste sono a dir poco salate. La sanzione eventualmente comminata, infatti, non potrà mai essere inferiore a €.50.000,00 o al 20% della sponsorizzazione stessa. Da questo punto di vista, la legge costituisce indubbiamente un ottimo deterrente per far sì che venga rispettata: nessun operatore, infatti, sarebbe disposto a sopportare un simile esborso economico. Le aziende del mondo del gaming online, però, paiono non sentirne l’esigenza: anche senza la possibilità di reclamizzare i propri prodotti, il volume d’affari non è diminuito.

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