Chi di noi, sfogliando qualche rivista o giornale ed incontrando la parola “ambiente”, non ha assecondato l’impulso di voltare velocemente pagina aspettandosi l’ultimo aggiornamento sulla moria di pesce del Baltico o sullo sviluppo degli orti urbani in Messico? Oppure non ha sentito il malessere di essere nel mezzo di questioni all’apparenza non risolvibili quali smog, rifiuti e quant’altro? Chi si occupa di questioni ecologiche vive invece la consapevolezza che tutto ciò non rappresenti che la “fotografia” finale, la vernice esterna di qualcosa di più profondo che stenta a venire a galla, che non riesce ad essere comunicato in maniera chiara.
Questo è il “nascosto” che cercheremo di far emergere, osservando in maniera non convenzionale tutto ciò che classifichiamo nella casella “ambiente”. Così, scopriremo ad esempio che esiste una scienza economica ambientale, sconosciuta ai più, che potrebbe spiegarci perché beni come l’aria non possano essere venduti e comprati come i telefonini o che ci faccia riflettere sul come ripartire tra usi alternativi le risorse che una società possiede, mostrandoci le possibili cause che determinano l’attuale situazione di scarsa efficienza nel loro impiego. E che quindi chi si definisce difensore dell’ambiente deve accettare la sfida dell’economia e confrontarsi usando anche gli stessi strumenti, anche a costo di mettere alla frusta belle ipotesi poco fattibili e fantasiose che non tengono conto dello stato attuale delle cose e che ci farebbero magari risvegliare in un mondo dove la mobilità è solo animale o in una eco-dittatura insostenibile. Oppure che la scienza ed il suo metodo sono oggi i migliori alleati di chi vuole trovare soluzioni ai problemi “ambientali” e non “nemici” da rifiutare in nome di un tempo antico in cui nessuno di noi, alla fine, vorrebbe vivere. E dove il decisore politico non può più essere a digiuno, ignorare questi fondamentali per poter decidere su argomenti che possono modificare il benessere di intere comunità: è necessaria una nuova capacità amministrativa che non può più basarsi sul caso.
Per questo noi vorremmo essere come la clorofilla, che non a caso è il modello di chi ricerca nuove fonti di energie pulite e a basso costo. E prendendone a prestito le due funzioni principali: da un lato quella di assorbire la luce esterna, dall’altro di produrre l’energia trasferendola nel centro di reazione del sistema.
Solo “assorbendo” i fatti, le idee, le nuove conoscenze che ci arrivano dai punti luminosi più impensati riusciremo a produrre quella buona energia a basso costo che potrà anche trasformare in meglio tutto ciò che è intorno a noi. E in noi.