Mentre imperversano le polemiche con decine di articoli su presunte vecchie piste, voci, con improbabili commenti, come quello della pornostar Jessica Rizzo sui lamenti della tristemente famosa cassetta dei lamenti, una vera novità piomba sul caso Orlandi. La notizia dell’apertura di un nuovo fascicolo da parte del pm Stefano Luciani della Procura di Roma. Questo in totale collaborazione con il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi. Una collaborazione, pare già operativa, che consentirebbe un prezioso scambio di documenti e informazioni tra le parti.
Il procuratore di Roma Francesco Loi (che ha affidato il nuovo fascicolo al pm Luciani), ha dichiarato che il caso potrebbe riaprirsi: “Non è da escludere che sarà coinvolta nuovamente la Procura di Roma, motivo per cui non posso parlarne”, precisando come non sia facile dopo 40 anni trovare elementi e nemmeno fare le pulci ad attività svolte dagli inquirenti dell’epoca, perché ogni situazione va contestualizzata. Tuttavia il magistrato con ottimismo ha sottolineato le opportunità investigative oggi possibili grazie alle nuove tecnologie.
L’ulteriore apertura vaticana fa seguito al recente lungo incontro tra Diddi e il fratello di Emanuela Orlandi. Una vera rivoluzione copernicana in una realtà per decenni chiusa e ostile ad ogni parola riferita al caso della quindicenne cittadina vaticana, sparita nel nulla dopo una lezione di flauto a Sant’Apollinaire il 22 giugno 1983.
Un fatto importante e inatteso su un caso, archiviato nel 2015, che sembrava ormai destinato a diventare l’ennesimo cold case buono solo per l’audience di programmi tv.
Un passo che fa seguito alle aperture delle indagini in Vaticano avviate ad inizio 2023 e alla costituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare sul caso Orlandi Gregori. (Mirella Gregori l’altra quindicenne, figlia del gestore di un bar in Via Volturno, zona Termini, scomparsa nel nulla il 7 maggio 1983. Un mistero sul quale si sono ipotizzate ombre vaticane, insieme alle pressioni sul presidente Pertini legate ad una possibile grazia verso Ali Agca, il killer turco che attentò al Papa polacco il 13 maggio1981. E’ giusto ricordare la sofferenza dei familiari e gli appelli della sorella Antonietta che non hanno certo la visibilità che meriterebbero.
Tutto questo in un pieno ritorno di quella pista internazionale che inizialmente fu una delle principali chiavi di lettura dei sequestri delle due ragazze. E’ da sottolineare come in tanti anni di indagini siano emersi, tra mille depistaggi, alcuni indagati e diversi riscontri diventati oggi marginali nel vortice di polemiche che stanno animando molti talk show di grande successo. Un successo mediatico (cresciuto a dismisura dopo la serie realizzata da Netflix) che, in ogni caso, ha tenuto viva la tensione su un caso che, senza la tenacia di Pietro Orlandi, sarebbe ora solo l’ennesimo mistero italiano senza risposte e senza colpevoli.
La grande novità è che il nuovo fascicolo della Procura potrebbe, secondo quando riportato dal giornalista Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera, essere unificato al caso Skerl.
Katy Skerl la bella diciasettenne romana, militante dell’estrema sinistra , figlia di un regista, strangolata in una vigna a Grottaferrata nel 1984. Un caso che molti ritengono far parte di quella scia di sangue collegata al caso Emanuela Orlandi. Un legame ribadito nelle dichiarazioni e nel memoriale del fotografo Marco Fassoni Accetti. L’uomo che si è autoaccusato di aver preso parte ai due sequestri e che fece ritrovare il flauto di Emanuela (https://nuovasocieta.it/caso-orlandi-il-flauto-di-emanuela-non-ce-piu-e-stato-distrutto-in-procura/) avvolto in un giornale dell’epoca con un’intervista al padre della ragazza, messo pontificio. Accetti aveva motivato la barbara uccisione della diciassettenne nell’ambito di una serie di vendette tra le due fazioni che si combattevano in Vaticano, senza esclusioni di colpi, divise sulla politica anticomunista portata avanti con decisione da Papa Wojtyla. Un quadro torbido, negli anni della guerra fredda, che vide la continua presenza di servizi e della manovalanza della Magliana, il cui capo, Renatino De Pedis divenne una sorta di apprezzato consulente nelle alte sfere porporate, tanto da venir sepolto a Sant’Apollinaire con la dispensa del cardinal Poletti, prima di venire assassinato a Campo dei Fiori il 2 gennaio 1990.
La figura del fotografo, totalmente oscurata nel dibattito in corso, era tornata a farsi sentire quando si verificò nel luglio 2022 che, quanto da lui da tempo sostenuto, ovvero che i resti della Skerl erano stati trafugati dalla tomba nel cimitero Verano, corrispondeva al vero. Insomma il testimone Accetti, che certamente conosce molte cose su queste vicende, non sarebbe proprio inattendibile come fino ad ora ritenuto dagli inquirenti.
Tornando alla nuova iniziativa giudiziaria, questa farebbe seguito ad un esposto presentato dagli Orlandi al CSM sul comportamento di alcuni magistrati, riguardante in particolare i presunti incontri del Procuratore Giancarlo Capaldo con alcuni esponenti vaticani che, nel 2012, interessati a trovare una via d’uscita soft all’imbarazzante questione che pesava sulla Santa Sede (tomba De Pedis a Sant’apollinare), avrebbero manifestato anche la possibilità di fornire informazioni sul ritrovamento del corpo della ragazza.
La collaborazione tra magistratura e Santa Sede ha incontrato il pieno apprezzamento di Pietro Orlandi che ha ricordato il perdurante silenzio e la totale chiusura da Oltretevere.
Fine a dove si spingerà la volontà di Papa Francesco che certamente ha avallato e voluto queste aperture? Si arriverà a breve a conoscere la verità su questa povera ragazza a quasi quarant’anni dalla sua sparizione?
(https://nuovasocieta.it/caso-orlandi-possibili-svolte-e-continue-polemiche/)