La guerra annunciata da Chiara Appendino non fa paura alla Lombardia. Dopo la decisione di una candidatura unitaria tra Milano e Cortina ai Giochi olimpici invernali del 2026 e l’esclusione di Torino la sindaca del capoluogo è intenzionata a non farla passare liscia ai vicini di oltre Ticino, convinta della sua tesi di una olimpiade low cost in salsa sabauda.
Le prime avvisaglie del conflitto si sono intraviste già ieri, quando i social media manager di Appendino hanno postato un’immagine (con refuso) che confrontava le montagne e il cielo limpido torinese con lo smog e la nebbia di Milano, lasciando intuire che fosse proprio un peccato non candidare una città come Torino.
E di nuovo stamattina Chiara torna all’attacco. Intervistata da Radio 1 si dice convintissima della sua scelta di una candidatura in solitaria di Torino, per quanto risultata perdente al tavolo del Coni: «Il modello a tre parlava di costi per 375 milioni, in questi costi non sono stati messi i costi di gestione dell’evento. Un’area olimpica che va da Torino a Cortina, come gestisci gli atleti, come gestisci al sicurezza, era pieno di incertezze, sfumature non comprensibili»spiega la sindaca. «Io credo che chi ha scelto di candidare Milano e Cortina si debba prendere la responsabilità nei confronti del Paese e debba spiegare perché ha scelto da un lato una candidatura che non ha gli impianti, che richiede investimenti in infrastrutture, che richiede di cementificare, quando dall’altra parte, non è per Chiara Appendino ci tengo a dirlo, c’era la possibilità per il Paese di candidare una città che aveva tutto. Noi non dovevamo costruire nulla – aggiunge – il Cio dice che è importante e mette nell’agenda 2020 il recupero degli impianti. Ora da una parte hai tutto da un’altra parte devi costruire tutto, per me è inspiegabile e incomprensibile questa scelta. Io sto chiedendo di mettere ai voti le candidature perché a me non è chiaro il percorso».
Insomma, Appendino carica il fucile e spara contro Milano. Che però non sembra preoccuparsi più di tanto e si sono già rimboccati le maniche per iniziare a lavorare in vista dell’incontro con il Cio.«Non ho nessuna intenzione di fare polemica con Appendino»è l’unica risposta data dal governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana a chi gli chiede di Torino, tagliando corto e con l’agenda già ai prossimi impegni per la candidatura: «Giovedì cominceremo ad entrare nel merito delle questioni».
Stessa posizione presa anche dal sindaco di Milano Beppe Sala: «Io non voglio alimentare la polemica, per me il tempo delle parole è finito, ora è il tempo dei fatti» ha detto a margine di un evento a chi gli chiedeva della sua collega torinese. «È il tempo dei fatti e il fatto del momento è preparare il dossier, per questo ci vedremo giovedì a Venezia, perché dobbiamo sbrigarci. Anche con l’esperienza che ho avuto a Expo dico che se c’è la volontà dei territori il dossier non è un problema. Noi abbiamo preso la decisione di provare questa scommessa della Lombardia e del Veneto, il Coni la appoggia. Se la sindaca Appendino dice che il Coni deve votare tra le due opzioni è anche legittimo, io non ho nulla in contrario ma noi dobbiamo pensare e lavorare con rapidità sul dossier. È impossibile che io scenda nella polemica».
Insomma, la distanza tra Milano e Torino è sempre più grande e tra un po’ non basterà più il binocolo ad Appendino per prendere la mira prima di tirare.