Dalla mezzanotte il Piemonte, zona rossa nella classificazione dell’ultimo Dpcm, è in lockdown. Più soft rispetto a quello sperimentato la scorsa primavera in quanto asili e scuole primarie restano aperti così come le fabbriche. Ma abbastanza per ridurre sensibilmente il traffico e il via vai nelle strade delle città.
Il centro di Torino questa mattina si è svegliato silenzioso e vuoto. Unici sprazzi di voci e persone le aree vicino alle scuole dove i genitori accompagnavano i figli a lezione. Dalla seconda media in poi, invece, i ragazzi frequenteranno a distanza.
I bus del trasporto pubblico non hanno bisogno di misurare la capienza del 50 per cento: sono semivuoti e i pochi viaggiatori sparsi di qua e di là, lontani gli uni dagli altri. Le stazioni ferroviarie non hanno più l’affollamento dei pendolari che si spostano per lavoro.
Aperti invece molti bar con la sola modalità dell’asporto: un tavolino davanti alla porta per sbarrare l’ingresso e il personale che prende gli ordini e consegna sulla soglia ai pochi clienti che passeggiano per le vie.
Questo lo scenario per i prossimi 15 giorni, quando in base ai decreti governativi si rivaluterà la condizione del Piemonte per decidere se allentare il lockdown. Proprio per questo il prefetto di Torino Claudio Palomba ha invitato i torinese a “15 giorni di sacrifici per poi riprendere in vista del Natale”.