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lunedì, 10 Marzo 2025

Nove maggio commemorazione dei partigiani sovietici al Sacrario della Resistenza

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

di Moreno D’Angelo

Il nove maggio ricorre in Russia la festa del Giorno della Vittoria, che corrisponde al nostro 25 aprile, e in questa occasione l’associazione Russkij Mir rende omaggio ai partigiani sovietici seppelliti nel Sacrario della Resistenza al Cimitero Monumentale di Torino, deponendo fiori, corone con delle letture sulle tombe dei partigiani sovietici caduti nella Lotta di liberazione in Piemonte, particolarmente attivi in Val Sesia e in Val Susa.

Il Sacrario è frutto dell’impegno del partigiano garibaldino torinese (nato nel 1904) Nicola Grosa che, dopo una vita di tenace impegno antifascista, si prodigò nel dopoguerra nel ritrovamento dei corpi dei caduti della Resistenza in Piemonte, questo insieme all’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di cui fu presidente provinciale. Nella sua monumentale missione riuscì a recuperare ben 900 corpi, molti dei quali erano di giovani partigiani provenienti dall’Unione Sovietica spesso sepolti in modo sommario. Resti poi tumulati nel Campo della Gloria (Sacrario della Resistenza) del Cimitero Monumentale di Torino

Sulla memoria di questi caduti sovietici impegnati nella Resistenza in Italia e nel ricordare l’azione di Nicola Grosa è da segnalare il ruolo della presidentessa onoraria di Russkij Mir Anna Roberti che, con le sue tenaci ricerche, ha contribuito a non far scendere su di essi l’oblio, di fatto proseguendo la missione di Grosa. Non a caso “Dal recupero dei corpi al recupero della memoria. Nicola Grosa e i partigiani sovietici nel Sacrario della Resistenza di Torino” (Impremix Edizioni Visual Grafika, 2014) è il titolo del lavoro con cui Anna Roberti ha documentato questo pezzo di storia e questo contributo alla Resistenza che rischiava, specie dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, di andare perduto o non adeguatamente documentato.

In tal senso va anche ricordato il documentario “Ruka ob roku (fianco a fianco) ” prodotto da Russkij Mir che parte da tante storie legate a questa realtà come quella di un nipote che cerca la tomba del nonno partigiano morto sul Col del Lys.

Oggi la Roberti solleva la questione dei necessari interventi per cancellare i segni del tempo sulle lapidi del Sacrario, a volte ormai illeggibili, e nel dare un nome corretto, ai tanti giovani sovietici, ancora ignoti o indicati con nomi palesemente errati, che sacrificarono le loro vite nella lotta al nazifascismo.

Nel nord Italia si è calcolata una presenza di almeno cinquemila soldati sovietici. Tanti combatterono a fianco ai partigiani ma vi fu anche chi operò sul fronte avverso. Molti dei sopravvissuti sovietici che riuscirono a tornare in patria ebbero un destino quanto mai avverso in quanto furono considerati alla stregua di collaborazionisti e traditori da Stalin per essere stati catturati dai nazisti, anche se fuggendo dalla prigionia tanti operarono ugualmente continuando la loro battaglia di libertà. Alcuni di questi finirono nei gulag dove incontrarono i nazisti contro cui avevano combattuto.

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