Giorgia Meloni, la più moderata del fronte nero sostenuto da Musk, è la sola leader europea a presenziare alla cerimonia di investitura di Donald Trump, 47° presidente degli Stati Uniti, in cui non è mai stata citata la parola Europa. Immediate le decisioni che, attraverso un ordine esecutivo presidenziale, confermano il suo taglio negazionista con il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima. Vi è poi la grazia per presidenziale per gli assalitori di Capital Hill del 6 gennaio 2021 e forti restrizioni per i diritti delle minoranze e della comunità LGBT+, per rispristinare quella che sancisce come verità biologica, con l’eloquente frase “vi sono solo due sessi: maschi e femmine”. Centrale nei piani di Trump la sicurezza con un attacco fortissimo ai migranti sui temi del diritto di asilo e di acquisizione della cittadinanza con la necessità di militarizzare ulteriormente il confine con il Messico. Un Trump che ha anche deciso di abbandonare l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questi alcuni punti per quella per l’uomo che si è definito “Salvato da Dio per dare all’America una età dell’oro che inizia ora”.
Un Trump che, come non mai, sarà circondato da una corte non solo di miliardari ma dei re della comunicazione, compreso quel Shou Zi Chev, Ceo del discusso Tik Tok.
La piattaforma cinese, spenta per i ben 170 milioni di utenti negli Usa, ritornata on line poco dopo l’’intervento di Trump che intende “salvare Tik Tok, dopo una fase di sospensione, per quella che il giornalista Alain Friedman ha definito una messa in scena. Il blocco,(sottoscritto anche da Trump) legato al timore per la sicurezza nazionale che i dati degli americani finiscano in mano a Pechino, potrebbe essere definitivamente cancellato da accordi che prevederebbero l’acquisizione del 50% dell’app da parte di azionisti americani. Qualcuno in questo affair ha previsto lo zampino di Musk per una piattaforma che ha contribuito non poco al successo di Trump in quanto seguitissima dai giovanissimi.
Insomma questioni globali che, secondo nella nuova era, o in quello che viene da alcuni definito come “nuovo regime”, passano attraverso le decisioni del presidente e di pochissime persone con un potere finanziario e mediatico colossale, esteso a fake news e criptovalute, con un supporto politico smisurato.
Un’oligarchia sempre più simile ai contesti putiniani, in cui fondamentale è il fattore lealtà assoluta al capo. Un quadro impensabile fino a poco tempo fa per la patria di George Washington e Franklin Delano Roosevelt.
Reazioni internazionali
Le reazioni al nuovo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, come 47mo presidente, vedono le aperture di Putin, che si congratula auspicando una pronta ripresa dei contatti diretti”, mentre Papa Francesco ha affermato di pregare per un’America che resti terra di opportunità e di accoglienza , scevra da odio e discriminazioni, invocando la pace.
“Non credo che l’elezione di Trump alla Casa Bianca potrà essere un pericolo per la democrazia, Non vogliamo litigare ma vogliamo la pace” è il commento del presidente del Brasile Lula da Silva. Meno diplomatica la reazione del presidente del Messico , Claudia Sheinbaum , paese che potrebbe essere oggetto di ondate di rimpatri “il Messico non è una colonia di nessuno” , evidenziando l’importanza del lavoro degli emigrati messicani negli Stati Uniti, dove su dieci lavoratori agricoli sette sono messicani.
“Occorre restare con la schiena dritta” è il commento del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che polemicamente ha sottolineato come in questi casi (insediamenti presidenti statunitensi) siano di solito presenti gli ambasciatori e non i presidenti come quello argentino e la nostra Giorgia Meloni.
Senza mezzi termini dalla Francia il primo ministro Francois Bayrou ha dichiarato “Francia ed Europa saranno schiacciate, dominate, emarginate dalle politiche annunciate da Trump se non faranno nulla per reagire. Dobbiamo unirci”
Un diplomatico auspicio di affrontare le sfide globali all’insegna del partenariato transatlantico è stato il messaggio che ha accompagnato l’augurio portato da Ursula von der Leyen.
Reazioni Italia
“Una brutta notizia per l’Europa e per l’Italia, sia per la sua manifestata ostilità all’Europa che per le conseguenze delle sue politiche economiche” è il commento di Elly Schlein segretaria del Pd“.
Nessun inaugurazione presidenziale ha avuto tanti ospiti dell’internazionale nera in cui la più moderata pare proprio sia Gorgia Meloni, definita dalla politologa Nadia Urbinati come il “piede di porco di Trump” per scassinare e disarticolare l’UE.
Ovviamente entusiasta del ritorno di Donald Trump è Matteo Salvini: “difenderà le radici cristiane ,il patriottismo e il controllo delle frontiere”, aggiungendo il mantra del taglio delle tasse.
Per Riccardo Magi (Segretario di +Europa) la vittoria di Trump è una sciagura dei diritti.
Mentre per Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) si è imposto il negazionismo climatico.
“Trump lavorerà per costruire un internazionale sovranista volta a demolire l’Europa e i diritti sociali , civili e ambientali” è il pensiero di Angelo Bonelli, portavoce di Alleanza Verdi Sinistra.
E Matteo Renzi? Il segretario di Italia Viva abbandona ogni tono polemico congratulandosi con il vincitore e dando l’onore delle armi a Kamala Harris, leader democratica a quanto pare sparita dai radar della comunicazione dopo la cocente sconfitta elettorale.
E’ certo un problema quando una democrazia può essere rivoltata da un potere mediatico finanziario e politico di impatto globale, che guarda più a Marte che all’Europa, abbandonando ogni sogno libertario di taglio kennediano, dividendo e intervenendo a favore di partiti dell’internazionale nera. La democrazia è in pericolo? Pare proprio di sì. Anche se la società americana ha sempre avuto forti anticorpi democratici, che però devono ora fronteggiare un cambiamento radicale impressionante con un partito democratico alquanto in difficoltà. C’è allarme per quell’obiettivo di porre fine del sogno europeo, dividendo e privilegiando i governi amici che, in realtà, perderanno la loro autonomia diventando una colonia a stelle e strisce. Un quadro a cui l’Europa non sembra ancora in grado di reagire rafforzando il suo progetto di crescita come soggetto politico. Un discorso indebolito dal forte successo delle spinte sovraniste.