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mercoledì, 16 Ottobre 2024

25 aprile, a Cumiana non si celebra. Grimaldi (LeU): “Il passato non si rimuove”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

«Non ci saranno celebrazioni per il 25 aprile a Cumiana, paese del Pinerolese medaglia d’oro al valor civile. La Commissaria straordinaria che amministra il Comune, semplicemente, non le ha indette, perché “nessuno le ha chiesto di organizzare nulla” e quel giorno non sarà in paese. Tuttavia, poiché fa le veci del Sindaco, l’organizzazione delle cerimonie sarebbe spettata proprio a lei». Marco Grimaldi, consigliere regionale del Piemonte, che si è ricandidato con “Liberi, Uguali, Verdi”, racconta quanto sta accadendo in due Comuni piemontesi a pochi giorni dalle celebrazioni della Festa della Liberazione.
«Cumiana è medaglia d’oro in seguito all’eccidio nazifascista del 3 aprile del 1944, nel quale furono uccise 55 persone. Ecco perché la “dimenticanza” assume una particolare gravità».

Spiega Grimaldi: «Negli stessi giorni, un altro Comune è al centro di una vicenda analoga: Roburent nel Cuneese, a sua volta città medaglia di bronzo per il valor civile. Qui l’amministrazione ha rimosso la targa che intitolava una via allo scrittore partigiano Nuto Revelli, nato proprio a Roburent, poiché – così si giustifica l’ex vicesindaca – gli abitanti erano “affezionati” al vecchio nome della via e, prima di trovare un altro luogo, il Sindaco si è dimesso ed è subentrato il commissario prefettizio».

«Queste vicende possono apparire minuzie e gli amministratori coinvolti le trattano come piccole questioni burocratiche o di competenza – rileva il Capogruppo di LeU – Eppure, certe dimenticanze hanno il sapore della rimozione. E non possiamo concederci il lusso di rimuovere il passato, soprattutto in un presente attraversato da nuove ondate di fascismo, intolleranza e xenofobia. Il 25 aprile è una data che ci definisce, dovremmo esserne orgogliosi, a differenza di Salvini, che non lo è e finge che sia colpa della Festa della Liberazione stessa, che sarebbe troppo “rossa”, e non invece sua e degli altri ministri leghisti troppo “neri” per partecipare alle celebrazioni», conclude Grimaldi.

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