Cresce l’allarme per quelli che vengono definiti disturbi alimentari. Un problema che tocca a vario titolo tre milioni di italiani, in particolare giovani donne, ma il fenomeno è sempre più diffuso anche tra gli uomini.
La cronaca è zeppa di episodi che vedono protagonisti persone anoressiche o obese, ossessionate dal fisico, per non parlare di deliri e conseguenze della sempre più diffusa chirurgia estetica.
Il difficile rapporto con il cibo spesso parte da quel fattore psicologico che porta a non accettarsi fisicamente.
Per la psicologa torinese Ludovica Fiorino, da tempo impegnata anche su queste problematiche nelle scuole piemontesi. -“Si tratta di un fenomeno in piena crescita cui occorre rivolgere la massima attenzione per possibili risvolti anche drammatici” e aggiunge: “è un fatto che rilevo quotidianamente nel mio rapporto con gli studenti nelle scuole e non solo. Quello dei giovani toccati da queste problematiche è una realtà in piena crescita cui occorre dare la massima attenzione”.
Il tema disturbi alimentari interessa in particolare giovani donne tra i 12 ed i 25 anni. Si parla di anoressia nervosa, bulimia nervosa e del Disturbo da Alimentazione Incontrollata o BED (Binge Eating Disorder), quanto mai presente nei paesi occidentali.
Ma vediamo tecnicamente cos’è il disturbo alimentare.
Secondo la definizione del Ministero della Salute, oltre che da un anomalo rapporto con il cibo, i disturbi alimentari sono accomunati da un’eccessiva preoccupazione per la forma fisica e da un‘alterata percezione della propria immagine corporea.
In Italia si stima che a soffrirne siano circa 3 milioni di persone: il 90% sono donne, e oltre 2 milioni sono adolescenti (fonte: Congresso dell’Associazione nazionale dietisti – Andid, 2018).
Le ricerche evidenziano come il fenomeno insorga intorno ai 17 anni, ma la tendenza è per un esordio sempre più precoce che riguarda sempre più anche i ragazzi.
“Nel mio lavoro ormai ventennale con le scuole – spiega Fiorino – ho potuto constatare, soprattutto dopo gli ultimi due anni caratterizzati dai lockdown per la pandemia, un aumento di problematiche legate ai disturbi alimentari. Il rapporto con il proprio corpo è particolarmente delicato e complesso durante la preadolescenza e l’adolescenza. Sono periodi della vita in cui il corpo si trasforma e per molti questo comporta delle difficoltà nell’accettazione di se stessi”.
E aggiunge: “Le cause di questi disturbi sono molto complesse. Un insieme di fattori genetici, biologici e psicologici che possono venire sollecitati da eventi particolari, dando così inizio al disturbo vero e proprio”.
Appare evidente come le pressioni sociali e culturali dati dai media, e sempre più dai seguitissimi social network, possano avere un notevole impatto sull’insorgenza di questi disturbi anche tra i giovanissimi.
Modelli estetici che propongono la magrezza come sinonimo di bellezza e di benessere hanno un’influenza importante sull’ideale corporeo. Non a caso siamo sempre più circondati da messaggi che sponsorizzano prodotti per perdere peso, o da immagini che propongono l’essere magri come modello prioritario di perfezione cui ambire.
Per molti giovani e giovanissimi potersi mostrare magre e belle su seguitissimi canali come Tik Tok (il social network nato in Cina nel 2016 è diventato il regno dei ragazzi che intendono mostrarsi in brevi video) è diventata una priorità assoluta e anche questo può comportare conseguenza sul piano del rapporto con il cibo.
Tuttavia nella casistica dei disturbi alimentare non vi è solo la ricerca della bellezza ad ogni costo ma anche situazioni di disagio conseguente a situazioni familiari difficili e non accettate o nel compensare con il cibo contesti affettivi frustranti.
I disturbi alimentari sono frequenti, e a volte inconsapevolmente approvati, in alcuni ambienti sociali come ad esempio l’agonismo, la danza classica, il culturismo, la moda e più in generale gli ambienti legati allo spettacolo.
Ma attenzione, anche l’ossessione per il cibo sano e naturale può rientrare in una forma di disturbo alimentare, diventando una vera e propria fobia. Una fobia evidente e riscontrabile nel successo di integratori e di una marea di costosi, e a volte pericolosi, prodotti dai presunti effetti miracolosi spacciati come bio e spesso promossi da discutibili influencer.
“L’aspetto psicologico – spiega la psicologa – è considerato di primaria importanza nei disturbi alimentari in quanto sussiste un disagio legato all’atto stesso del mangiare e a quelle che sono le conseguenze rispetto all’aspetto esteriore, che conta molto di più di quello interiore”.
Insomma una dimensione in cui l’apparire è tutto ed è certo più importante dell’essere, o meglio per essere bisogna apparire in un certo modo, rispettando alcuni canoni estetici.
“La psicologa precisa come molto spesso chi soffre di disturbi alimentari non abbia consapevolezza della malattia e tende a sottovalutare l’importanza delle conseguenze da un punto di vista sia fisico che psicologico”.
In questa ossessione per il fisico è quanto mai diffuso quel fenomeno tecnicamente, noto come dispercezione corporea, ovvero il vedersi “grassi” anche quando si è normopeso o sottopeso. Una condizione patologica molto frequente nell’anoressia nervosa.
Invece nella bulimia nervosa le conseguenti abbuffate non sono dettate dalla fame ma sono un tentativo, disfunzionale, di gestire l’ansia che si prova ad esempio quando ci si trova in situazioni emotivamente impattanti.
“Per quanto riguarda gli uomini – precisa Fiorino – il disturbo alimentare spesso si manifesta con l’ossessione per il mantenimento del peso associato a quello di una forma fisica perfetta, con una muscolatura scolpita”.
La psicologa sottolinea come per fronteggiare in modo concreto queste problematiche sia importane una corretta informazione. Insomma, attraverso una vera e propria educazione alimentare è possibile non solo fare prevenzione ma anche fornire idonei strumenti a chi soffre di questi disturbi partendo da una presa di consapevolezza essenziale per favorire ogni percorso di cura.
“Per quanto riguarda la cura e il trattamento – conclude Ludovica Fiorino, che è anche responsabile piemontese dell’Osservatorio Violenza e suicidio – l’approccio multiprofessionale è sempre necessario. Questo attraverso un lavoro di equipe che coinvolge più soggetti (neuropsichiatra, psicoterapeuta, medico dietologo) che lavorando in rete possono sostenere chi soffre di questi disturbi”.
In ogni caso la diffusione delle pratiche sportive tra i giovani è sempre la migliore risposta per fronteggiare deliri mentali e frustrazioni che possono comportare veri e propri drammi. Anche quelli che frequentano palestre e centri estetici che promettono miracoli.
Mens sana in corpore sano, parte dalla mente ci insegnavano i latini. (Giovenale I sec. d.C.).