“Cosa faresti se non ci fosse più acqua?” è la scritta comparsa questa mattina su alcuni cartelli attaccati su tantissimi Turet di Torino, le fontanelle simbolo della città. Si tratta dell’ultima azione di Extinction Rebellion, che l’obiettivo di lanciare un messaggio alla cittadinanza e denunciare le posizioni del governo italiano, che “continua a minimizzare la gravità” della crisi climatica.
“La Sicilia è in fiamme e il nord Italia è sott’acqua. Negli ultimi giorni, le temperature estreme e gli incendi a Catania e Palermo hanno mandato in tilt diverse aree della Sicilia, provocando migliaia di sfollati” commenta Roberto, ricercatore torinese originario della provincia di Messina. “Anche di fronte alle sette vittime, ai tanti feriti e ai danni non ancora calcolabili, gli esponenti politici di questo governo continuano a definire questi episodi “maltempo”, in barba a tutto ciò che la comunità scientifica sta ribadendo da anni” dichiarano gli attivisti.
Un anno fa, come oggi, iniziava il Climate Social Camp. Attivisti da tutta Europa arrivavano a Torino per confrontarsi e unire le proprie forze. Quel giorno, per denunciare il grave stato di siccità e l’indifferenza della politica, due attiviste di Extinction Rebellion si erano incatenate al balcone dell’ufficio del Presidente Alberto Cirio, a quindici metri di altezza, esponendo uno striscione che diceva: “Crisi climatica. Siccità, è solo l’inizio”. “Un anno fa, la Regione e la questura rispondevano a quel messaggio con 21 denunce e 15 fogli di via” afferma Aurelia. “Dopo un anno, la crisi idrica è ancora qui, aggravata dalle ondate di calore estremo che stanno causando vittime e gravi danni, da nord a sud. È necessario un completo cambio di rotta”.