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lunedì, 16 Settembre 2024

Quella volta che la consigliera Appendino salvò Terra del Fuoco…

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Andrea Doi

L’associazione Terra del Fuoco, di cui è stato tra i fondatori e presidente Michele Curto, ex consigliere comunale di Sel, è tornata nelle ultime ore agli onori delle cronache per un ampliamento dell’inchiesta del pm Andrea Padalino, sul presunto business dei rom. Tra gli undici indagati per truffa, oltre al presidente attuale Oliviero Alotto, ci sono il vicepresidente Roberto Forte e Michele Curto, appunto. Spetterà alla magistratura chiarire la vicenda.

Torna però alla mente il 22 giugno del 2015, quando in Sala Rossa si discuteva della cancellazione dal registro comunale delle associazioni di Terra del Fuoco, la quale, avendo partecipato all”occupazione di via Asti, non avrebbe avuto più i requisiti. Come sostenevano allora Fratelli d’Italia e Lega Nord. Una mozione che venne respinta dalla maggioranza di centrosinistra, che “salvò” Terra del Fuoco.

In realtà la votazione si chiuse con 16 voti a favore e 16 contrari. Il pareggio permise a Terra del Fuoco di rimanere nell’albo, continuando a prendere soldi dal Comune. Fra i non votanti c’era anche la consigliere del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino, la cui scelta fu decisiva per il risultato.

Alcuni particolarmente critici ipotizzarono che la decisione si inserisse in un quadro più ampio, all’interno del quale ci sarebbe stato anche l’appoggio di Sel al M5S per le amministrative di Venaria del 2015.

L’attuale sindaca divenne l’ago della bilancia nella mozione successiva, sempre presentata da Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, passata con 17 voti a favore e 16 contrari. Qui si chiedeva la rimozione di Roberto Forte da presidente del cda delle Farmacie comunali, finito nella bufera per un presunto caso di parentopoli, visto che il fratello aveva un’impresa, la Mana Eventi, che lavorava in alcuni progetti nei campi nomadi, dove operava Terra del Fuoco.

Nonostante la mozione, Forte non lasciò la presidenza, in quanto l’atto aveva solo un significato di indirizzo politico, senza aver valore vincolante. Oggi Forte, come detto oggi indagato insieme ad altri nove e Michele Curto, è ancora al vertice delle Farmacie comunali, anche se a quanto pare, potrebbe non esserlo ancora per molto.

 

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