di Andrea Doi
Per Iren è un bilancio record: 3,2 miliardi di euro sono i ricavi, in crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente. L’utile netto del gruppo è cresciuto del 47,2% rispetto ai 118,2 milioni del 2015. È in arrivo anche un cospicuo dividendo, in aumento del 14% rispetto all’anno scorso, da 6,25 centesimi per azione che per Torino vale ben 18,2 milioni di euro.
Queste risorse – da dividendo – si sommano a quelle – da valorizzazione azionaria – cui Nuovasocietà ha dato conto nella giornata di ieri. Le prime spettano a tutti i soci e il loro ammontare è calcolato sulle azioni della multiutility possedute, le seconde sono il frutto di un’operazione di vendita dell’1,8% delle quote stesse. L’operazione era stata avviata da Fassino a marzo 2016, ma la valorizzazione non era avvenuta in attesa di un rialzo del valore di mercato. Rialzo che, puntualmente, si è avverato nel 2017.
Iren, la partecipata più odiata dal Movimento 5 Stelle, sta dando una grossa mano alla Città di Torino nella chiusura tribolata del bilancio preventivo 2017. Nonostante questo le colonne della Gazzetta di Reggio danno conto di un curioso caso di “fuoco amico”. I piccoli azionisti e il gruppo consiliare pentastellato hanno duramente attaccato l’operazione affermando che “insieme ai dividenti sono aumentate le bollette per i cittadini”.
Già, perchè, è bene ricordarlo, una parte consistente dei ricavi di Iren viene dal settore dell’energia, ma gran parte anche dall’acqua. La famosa ‘acqua’ che il M5s vuole pubblica a suon di mozioni, ma che fa comodo in una Spa quotata quando genera dividendi.
Insomma, quando c’è di mezzo il potere, vanno bene anche “sporchi maledetti e subito”. Vero madama selfie?