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martedì, 11 Marzo 2025

Figli di Dio, ma non della Chiesa

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di Vittorino Merinas

Interpellato sul tema dell’omosessualità, Francesco per rispondere non si è mai affidato ai manuali di teologia morale, ma ha sempre attinto dal suo vissuto pastorale particolarmente sensibile allo scottante problema. “Nella mia vita di sacerdote, di vescovo e anche di papa, io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali, li ho avvicinati al Signore e non mai li ho abbandonati. Le persone si devono accompagnare come fa Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Lui sicuramente non dirà: Vattene via perché sei omosessuale. No!” Rassicura i genitori a disagio per l’omosessualità dei loro figli: “Il papa ama i vostri figli perché sono Figli di Dio”. Se preoccupati per la loro decisione di avviare una convivenza, li  invita a “pregare “Primo, pregare. Non condannare, dialogare. Capire, fare spazio al figlio o alla figlia. Fare spazi perché si esprima… Io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare il figlio o la figlia con tendenze omosessuali sarebbe una mancanza di maternità e paternità. Tu sei mio figlio o mia figlia così come sei.” Nel viaggio di ritorno da Rio de Janeiro interrogato dai giornalisti sulle lobby gay, rispose: “Si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” Infine, a chiusura di questo già sorprendente florilegio, le parole di Francesco al Juan Carlos Cruz, giovane vittima del prete pedofilo Karadima, che gli aveva manifestato la propria omosessualità: “Juan Carlos, che tu sia gay non importa. Dio ti ha fatto così e ti ama così e non mi interessa. Il papa ti ama così. Devi essere felice di ciò che sei”. 

Esternazioni disseminate nel tempo, che non potevano non sorprendere gli afflitti dalla dottrinalmente deviante sessualità, poco avvezzi a parole d’attenzione e di rispettosa vicinanza, quanto piuttosto a moralistici richiami, spesso resi più odiosi da paternalistica benevolenza. Nichi Vendola s’è detto “spiazzato dalla parole del papa”. Franco Grillini ha osservato che “non esiste in questo papa un’idea preconcetta degli omosessuali”. Per Alessandro Zan, promotore della legge aggravante le pene sull’omofobia, le “ affermazioni del papa rappresentano un fatto nuovo”. Infine, il filosofo Gianni Vattimo, cattolico di dichiarata omosessualità, ha riconosciuto nelle dichiarazioni di Francesco un “nuovo cristianesimo che supera limiti antichi e illogici”.

Riconoscimenti d’un nuovo posizionamento culturale e pastorale d’un’istituzione che per secoli condannò, vessò e mise al rogo gli affetti dalla ”devianza omosessuale”, dovuta, secondo Tommaso d’Aquino, a “mancanza di evoluzione sessuale normale o ad una costituzione patologica incurabile”. Spenti col tempo i roghi, non cambiò il giudizio morale negativo, ispiratore d’una pastorale orientata a stimolare gli ammorbati dalla devianza a sottoporsi a cure appropriate al fine di ricollocarsi sull’unico binario ritenuto veritiero dell’umana sessualità. 

Mutata, però, la cultura della società, la chiesa dovette adattarsi passando dal ringhio al mugolio lamentoso. “La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza, ma non può essere usato nessun metodo pastorale che accordi loro una giustificazione morale”, indicò Paolo VI. Compito eseguito per 27 anni, sotto diversa veste, da Joseph Ratzinger. “Riguardo al problema dell’omosessualità sono in atto tentativi di giustificazione. Perfino dei vescovi, forse per un senso di colpa dei cattolici verso una ‘minoranza oppressa’, hanno messo a disposizione dei gay delle chiese per le loro manifestazioni”. “Includere la tendenza omosessuale fra le considerazioni in base alle quali ogni discriminazione è illegale, può facilmente condurre a valutare l’omosessualità come fonte positiva di diritti umani”. “C’è il pericolo che una legislazione che trasformi l’omosessualità in una fonte di diritti possa di fatto incoraggiare le persone con tendenze omosessuali a dichiarare la loro omosessualità o addirittura a cercare dei partner…”. Nessun diritto, solo il dovere di convertirsi alla sessualità “naturale”.

Poi arrivò Bergoglio che non solo rinnovò clima e atteggiamenti, ma affermò l’esistenza di diritti e l’esigenza di un’adeguata legislazione statale. “Le persone omosessuali hanno diritto a stare in famiglia, sono Figli di Dio. Nessuno può essere espulso da una famiglia e non gli si può rendere la vita infelice per questo. Quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno il diritto di essere coperti legalmente”. Una dichiarazione talmente sconfinante dalle passate posizioni da spingere la Segreteria di Stato ad indirizzare all’episcopato mondiale una lettera di conferma della dottrina tradizionale

Ma, se sviluppato nelle sue logiche conseguenze, in ciò che Francesco va da tempo affermando, in particolare che gli omosessuali sono “Figli di Dio, c’è ben di più di quanto lui stesso intenda. Se la figliolanza divina non è una vaga formula devozionale, ma un concetto che identifica la reale azione generatrice di Dio per la quale ogni essere umano è da lui pensato, voluto ed amato con le qualità che lo contraddistinguono, perché ciò non deve valere anche per l’omosessualità? Questo, del resto, è il senso di quanto il papa ha detto a Juan Carlos Cruz: “Che tu sia gay non importa. Dio ti ha fatto così e ti ama così”. Se così è, accoglierà ed amerà anche i comportamenti e le azioni che dall’essere “Così” scaturiscono. Il Dio cattolico non sarà un sadico che crea le proprie vittime!

Ora in soccorso alla disconosciuta volontà di Dio da parte della sua(?) chiesa, giunge anche la scienza a confermare che l’omosessualità non è un errore della natura, una deviazione nello sviluppo della sessualità o il frutto d’un deficit educativo o cos’altro ancora, ma un modo d’essere altrettanto biologicamente fondato come la bisessualità. Omosessuali si nasce e, dunque, come tali si ha il diritto di vivere, senza preclusione alcuna. E’ la conclusione cui giunge, dopo anni di ricerca, Jacques Balthazart, neuroendocrinologo dell’università di Liegi, documentata nel volume Biologia dell’omosessualità, pubblicato recentemente da Bollati Boringhieri, non certo una Casa editrice di Fake Boocks. Dunque, la scienza conferma che la dichiarazione che l’omosessuale è “Figlio di Dio” è da intendersi in senso stretto, letterale e non l’espressione di una pietosa vicinanza d’un Dio dall’afflato paterno anche per le sue creature malriuscite. L’omosessuale non è un’opera sfuggitagli di mano, ma una precisa volontà. Eppure la chiesa continua a credere il proprio Dio un artigiano maldestro!

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