L’ecotassa fa saltare l’incontro tra Fca e Regione Piemonte sugli investimenti del gruppo automobilistico, a partire dalla 500 elettrica prevista a Mirafiori fra una ventina di mesi.
La decisione era nell’aria. Il Lingotto non ha preso bene l’emendamento entrato nella finanziaria, e che sarà probabilmente modificato, che penalizza con un balzello variabile da 300 a 3000 euro le auto più inquinanti in termini di Co2. Tra queste anche le utilitarie come la Panda, tra le auto più vendute in Italia. Gli operatori del settore hanno sottolineato come questa tassa, e i 300 milioni di gettito previsti, di cui a spanne un terzo potrebbe arrivare proprio da modelli Fca, possano del tutto essere neutralizzati da un calo delle vendite, mentre gli incentivi previsti dal testo riguardano modelli, sì meno inquinanti, ma troppo costosi per il consumatore medio.
Fca insomma, che ha pagato già un pesante tributo in Piazza Affari dopo l’annuncio, teme un forte contraccolpo, tale da mettere in discussione il piano di investimenti da 5 miliardi in Italia annunciato nei giorni scorsi ai sindacati: «Il sistema di bonus-malus, qualora attuato secondo l’impianto approvato in prima lettura alla Camera, inciderà significativamente sulla dinamica del mercato, in una fase di transizione del settore, costruttori e filiera, estremamente delicata, modificando le assunzioni alla base del nostro piano industriale», scrive nella lettera al presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Nino Boeti con cui comunica la sua assenza Pietro Gorlier, responsabile attività Emea di Fca. Nulla di irreparabile. Gorlier, o chi per lui, non avrebbe certo fornito a Palazzo Lascaris elementi in più rispetto a quanto comunicato nei giorni scorsi. E i rapporti tra Fca e istituzioni, dall’epoca di Sergio Marchionne, non sono mai stati sempre rose e fiori.
L’azienda pur non disertando mai un incontro con il governo, ha sempre deciso in totale autonomia quando e se annunciare qualcosa. Scelta del tutto legittima. Al di là dell’incontro disdetto, è il contenuto della lettera quindi su cui bisogna puntare l’attenzione. O si cancella quella imposta, o salta tutto dice il Lingotto. Fca non sta parlando con Boeti, Chiamparino o Appendino. Fca, parla al governo gialloverde, stringendogli energicamente, diciamo, le mani. Forse non era necessario visto che comunque quel testo sta per essere rinnegato. Ma Fca non vuole sorprese. Anche se in questo provvedimento, che arriva sulla scia di altri esempi europei, c’è un obiettivo che non dovrebbe essere neppure più messo in discussione, l’abbattimento nei gas auto della Co2 che nel 2017 in tutta Europa è addirittura aumentata.
In Francia l’ecotassa è già in vigore. E il governo, che, va detto, è anche partner dei due grandi costruttori Renault e Psa, ha un piano per la riduzione delle emissioni delle auto che le aziende hanno accettato e un piano di investimenti che punta ad azzerare le emissioni nette di Co2 nel 2050. Torniamo sempre lì: in mancanza di un’interlocuzione autorevole con le aziende, di un governo che faccia politica industriale, si va al braccio di ferro. Fca incasserà la sua vittoria, e tutto andrà avanti come è sempre andato.
Del resto ciò che va bene a Fca, va bene all’Italia.
Ecotassa, lo stile Fca
