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martedì, 11 Marzo 2025

Covid, sul palco va in scena la crisi dei lavoratori dello spettacolo: “Senza aiuto si chiude”

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Cambiare palcoscenico, modificare il proprio modo di fare spettacolo, combattere contro burocrazie e difficoltà economiche e contro lo strabismo culturale di una fetta non minoritaria di popolazione che giudica il teatro, la musica, il cinema quali beni di secondaria importanza dei quali fare tranquillamente a meno. Al contrario con la cultura si mangia e si vive e gli ultimi mesi sono così difficili a causa della pandemia covid che un intero settore corre il rischio di non arrivare alla fine del mese o di vedere buttata all’aria un’intera vita di passione, di impegno, di investimenti.

I lavoratori dello spettacolo sono in Piemonte più di diecimila: un esercito di sarte, truccatrici, tecnici luce, audio, musicisti, cameramen e non solo che lavorano anche dietro le quinte per consentire allo show di “continuare” benché rischi di fermarsi. Quella ripresa, alla quale lo stesso ministro Franceschini si è recentemente riferito, per il loro settore non c’è mai stata.

“L’estate aveva portato un po’ di respiro, ma certo non una ripresa – afferma Elio Balbo del Coordinamento lavoratori dello spettacolo del Piemonte che si è costituito a marzo, a fronte dell’emergenza Covid. Elio è un freelance, tecnico luci, lavora nel settore “live”, quello più azzoppato dalla pandemia. “Si è lavorato un decimo di quanto lo si è fatto nell’anno prima – dice – e quello che ci aspetta nei prossimi mesi ci preoccupa moltissimo”. La regolamentazione dei posti per chi assiste a spettacoli, duecento persone al chiuso e mille all’aperto nel rispetto del distanziamento, ma sono improbabili gli eventi open air visto la stagione invernale alle porte, potrebbe vedere una deroga alle Regioni: a proposito è previsto un tavolo tra i lavoratori dello spettacolo e la Regione Piemonte, con gli assessori Chiorino per il lavoro e Poggio per la cultura, il 22 ottobre prossimo, proprio per comprendere come utilizzare al meglio le deroghe previste. Tavolo al quale il coordinamento verrà audito.

C’è stato un primo incontro con l’Inps. “La successiva discussione in giunta sarà per definire al meglio l’ufficializzazione di un bonus economico, a fondo perduto, e ad erogazione diretta da parte della Regione Piemonte, per i lavoratori dello spettacolo intermittenti, subordinati e parasubordinati – spiega ancora Balbo – Questa misura è una grande vittoria per il coordinamento piemontese che già nei mesi precedenti aveva incassato il successo dell’erogazione di un bonus solidarietà cultura dato ai lavoratori autonomi dello spettacolo, quindi le partite iva, e alle associazioni”.

Dallo stesso coordinamento, presente con una pagina su Facebook, è stato promosso un sondaggio presso i lavoratori per comprendere come si stia affrontando la crisi. A fronte di chi ha cominciato debolmente a lavorare, altri hanno deciso di cambiare mestiere.

Simone Schinocca è il presidente dell’associazione Tedacà. Oltre a occuparci di formazione, realizziamo spettacoli che vanno in giro per l’Italia – dice – Nel 2019 una nostra opera ha esordito nella stagione del Teatro Stabile di Torino, e organizziamo progetio culturali, stagioni teatrali e Festival musicali che ospitano artisti locali e nazionali. Oggi la situazione dei lavoratori dello spettacolo è drammatica e rischia davvero di non essere adeguatamente compresa”. Come molti colleghi del settore, anche Tedacà coi suoi artisti cerca di affrontare la complessità. “Cercando di concepire l’intrattenimento con nuove forme e praticando il protocollo Covid alla lettera siamo riusciti questa estate a mettere “in scena” il cartellone Evergreen al parco della Tesoriera, dove  sia gli artisti che i tecnici che gli spettatori sono stati ligi nel rispetto di ogni regola: il risultato è che non c’è stato nemmeno un contagio causato da quelle iniziative –  spiega ancora Schinocca – Abbiamo avuto in media cinquecento spettatori a sera”. Ma dopo settimane nelle quali forse i più ottimisti si erano permessi qualche  barlume di speranza ecco che i contagi risalgono e l’incubo lockdown torna, con una nuova mannaia, se già non fosse stata sufficiente la prima, sul settore.

“Nel 2019 – continua Schinocca – abbiamo portato in tutta Italia spettacoli in cento date. Ad oggi, fine ottobre 2020, ne abbiamo realizzati dieci. I laboratori che conducevamo nelle scuole, per il lockdown non si sono potuti svolgere: 52 progetti, e con essi altrettanti conduttori, sono “saltati”. Abbiamo un teatro nel quale sulla carta possiamo ospitare cento persone, ma oggi per le restrizioni Covid possiamo far sedere al massimo 40 spettatori. Abbiamo 14 assunti a tempo indeterminato, 10 sono i collaboratori sui vari progetti”. Mantenere tutto è un grande sforzo nonché un grande segnale di resistenza da parte di Tedacà che però manifesta ben più di una legittima preoccupazione. “Non sappiamo per quanto potremo farcela: tentiamo di stare tutti sulla zattera ma, non avendo i laboratori nelle scuole, né date non so cosa fare”.

E gli aiuti economici da parte del Governo e della Regione? Schinocca è sconfortato “Abbiamo chiuso i battenti il 22 febbraio, abbiamo riaperto il 15 giugno. Abbiamo chiesto per i lavoratori la cassa integrazione: tutto ciò che abbiamo ricevuto sono poco più di 1200 euro per i mesi di marzo e aprile. I bandi per le compagnie che vengono annualmente indetti dalla Regione Piemonte non sono ancora usciti, davvero è una situazione di estrema difficoltà per tutti noi”.

C’è chi coi musicisti ci lavora da almeno trent’anni. Sergio Belcastro, anima del Gilgamesh e da anni responsabile del circolo Cafè Neruda di via Giachino, non esista a definire la situazione “drammatica”. “Non si possono fare i concerti perché non c’è la possibilità per noi di pagare gli artisti – dice – e per garantire gli spettacoli dovremmo far pagare un biglietto di ingresso. Cosa che per molti clienti è eccessiva. Gli incassi del bar, a fronte delle restrizioni, non sono sufficienti ed è quindi un problema per noi, piccoli club, pagare il cachet agli artisti che in questo perdono un palcoscenico importante perché molto radicato sul territorio. Alcuni accettano di esibirsi, con quella che chiamiamo un’offerta “a cappello” durante lo spettacolo, ma è difficile”.

La fondazione Cirko Vertigo, offre invece un esempio di come, nella difficoltà, gli imprenditori e i produttori abbiamo raccolto le idee degli artisti per poter rilanciare nuove forme di intrattenimento on line.

“A febbraio abbiamo interrotto immediatamente le attività; a marzo abbiamo riconvertito il corso, a parziale integrazione per l’utilizzo di una piattaforma che consente l’utilizzo del teatro in streaming” spiega Paolo Stratta, direttore della Fondazione.NICE Platform, acronimo per Network for International Circus Excellence, on line dal 30 settembre 2020, è nato per accogliere l’archivio dei materiali multimediali di Fondazione Cirko Vertigo. Nel blog sono pubblicati news e articoli sul mondo delle arti performative contemporanee, ma soprattutto rappresenta un’area per la trasmissione di spettacoli e lezioni, in diretta e on demand, secondo varie modalità di accesso, rivolti tanto al pubblico quanto ai professionisti del settore.

“Nel caso in cui eventuali nuove misure di contenimento dell’epidemia dovessero scoraggiare la presenza di pubblico in sala, il progetto è studiato per evolvere in una vera e propria “stagione digitale”, che rimarrà fruibile a distanza anche al termine dell’emergenza sanitaria – sottolinea Paolo Stratta, facendo un esempio – Al Cafè Muller debuttiamo con “Solo in teatro”: prevede l’esibizione di un artista, che viene introdotto da un filmato realizzato in precedenza di 25 minuti. Tutto lo spettacolo in totale ne dura cinquanta. Nella sala ci sono trenta persone che assistono alla performance “live”, le altre che si sono nel frattempo registrate alla piattaforma potranno assistere allo spettacolo in streaming”.

Gli accessi diventano una fonte di guadagno, e anche la formazione a distanza è stata digitalizzata al massimo, per poter sfruttare al meglio le opportunità dell’on line. “Ci siamo aggrappati alle buone idee dei nostri artisti per permettere a un momento di profonda crisi di trasformarsi in un’opportunità” conclude Stratta.

Lo spettacolo deve continuare, ma non sempre può farcela. E non da solo. Per questo si guarda ai prossimi decreti con ulteriore preoccupazione: se sulle agende dei lavoratori dello spettacolo vengono cancellati appuntamenti che avrebbero garantito un certo reddito, lo stesso non si può fare con le scadenze fiscali e con le spese che comporta la vita di tutti i giorni. In più, con lo spettro della cessazione del blocco dei licenziamenti, la piazza ha ben più di qualche preoccupazione per tirare avanti oltre la crisi economica e di nervi.

E ‘urgente andare oltre la retorica del Bel Paese della pizza, del sole e del mandolino; oltre la narrazione che ci vuole i mentori indiscussi di ogni  forma d’arte. Se non si proteggono i suoi artisti, e i suoi lavoratori, il Paese è condannato a anni bui. Per questo ci si impegni: non si spenga la luce.

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