Berlusconi non si arrende. Dopo la decadenza e le condanne il Cavaliere avverte: «Mi possono mandare in carcere quando vogliono ma sono sicuro che non lo faranno perché se lo fanno in Italia ci sarà la rivoluzione». Lo ha detto in una intervista alla radio francese Europe 1 aggiungendo come «non si può mettere in prigione privare e privare della libertà chi sta facendo una campagna elettorale e poi sarà molto difficile mettermi in galera perché la maggioranza degli italiani è con me».
Berlusconi, che si definisce poi «patriota e statista» afferma di non avere alcuna intenzione di fuggire dall’Italia e di voler chiedere un nuovo processo dopo la condanna per revisione fiscale, uno in Italia e uno alla Corte europea di Strasburgo. Già, perché per l’ormai ex senatore quando accaduto il 27 novembre scorso (il voto che ha sancito la sua decadenza dal parlamento, ndr) ha il sapore di un vero e proprio colpo di Stato da parte di un gruppo «che ha usato il suo braccio giudiziario per cercare di eliminare il suo oppositore dalla scena politica». Non solo. Infatti, si tratterebbe solo di uno dei quattro colpi di Stato avvenuti nel nostro Paese da quando lui è sceso in politico: «Un colpo di Stato è quando un Paese non è governato da uomini eletti dal popolo. Il Partito Comunista, dal 1992 voleva avere la possibilità di prendere il potere definitivamente. Ho avuto la possibilità di non renderlo possibile».
Ma Berlusconi non si arrende: «Io sarò ancora il presidente del mio partito, abbiamo intenzione di convincere i 24 milioni di elettori italiani che non si sono mobilitati per la sinistra. Chiediamo che le elezioni italiane si tengano lo stesso giorno delle elezioni europee del 24 maggio».
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