A poco meno di due mesi dall’alluvione che ha messo in ginocchio la Sardegna, la Procura della Repubblica di Tempio Pausania ha reso noto di aver iscritto sei persone nel registro degli indagati per il crollo del Ponte di Monte Pino che causò tre vittime. I sei dovranno rispondere di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni.
A renderlo noto è il pubblico ministero Riccardo Rossi che, pur non rendendo pubblici i nomi degli indagati, ha chiarito che non si tratta di personalità politiche, ma «di persone con incarichi tecnici». Rossi ha poi precisato che al momento le misure prese nei confronti degli indagati non sono di tipo cautelare ma interdittivo, «anche se – ha precisato – potremmo prendere provvedimenti per impedire che si ripetano fatti simili».
Nelle prime fasi dell’inchiesta erano finiti nel registro degli indagati, in un fascicolo a parte per falso per soppressione, anche il costruttore della strada provinciale 38-Olbia Pausania insieme a due funzionari provinciali. La 38 rimarrà comunque chiusa a causa della sua pericolosità in attesa di essere riprogettata e costruita secondo parametri più sicuri.
Il crollo del ponte avvenuto il 18 novembre scorso, e provocato dall’avanzare furioso delle acque, portò via con sé le vite di tre persone che in quel momento stavano transitando lungo di esso: i coniugi Bruno Fiore e Sebastiana Brundu, rispettivamente di 68 e 61 anni, e la consuocera Maria Loriga, 54. Per i tre la morte fu stata istantanea. Maggior fortuna ebbe invece la 24enne Veronica Gelsomina salvata da un poliziotto.
di Alessandra Del Zotto
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