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domenica, 8 Settembre 2024

A Torino niente primarie: il Pd punta alla sintesi, con il timore di una frattura

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Lo si sospettava, lo si sussurrava con preoccupazione ma ora, dopo la direzione di ieri sera, è confermato, anche se molti alla decisione hanno storto il naso: primarie annullate per Covid, e tocca al partito decidere sul candidato, fare sintesi. Ed è qui che il Partito Democratico sembra avere una specie di ansia da prestazione, dovuta a una situazione inedita da addebitarsi al Coronavirus certo, ma anche a sondaggi che danno il partito in vantaggio comunque, anche se il candidato sindaco al momento non c’è. Il timore che la scelta arrivi tardi, che non sia condivisa, che possa in qualche modo far perdere consenso a favore di un candidato del centro destra che al momento sta alla finestra a guardare i movimenti nel campo di gioco avversario, è palese. 

Se nella relazione del segretario metropolitano Mimmo Carretta c’è l’espressione della necessità di essere operativi e strategici sul territorio da prima possibile, con un candidato che vinca, andando oltre le primarie non praticabili per la situazione della pandemia, e decidendo quasi subito chi sarà a correre per Palazzo Civico, in molti interventi c’è la tattica prudente di chi ha paura di una spaccatura. “Non temo la decisione – dice chiaramente il parlamentare Davide Gariglio – ma la conseguenza di quella decisione, delle lacerazioni che potrebbe causare” e propone, in caso di mancata soluzione del nodo, che poi è tutto stretto intorno ai nomi di Mauro Salizzoni e di Stefano Lo Russo, lo si faccia sciogliere a Roma perché “come si occupano di Milano e di Roma, non possono non occuparsi di Torino”.

C’è Stefano Lepri, che ripropone il ticket: Salizzoni con la potenza della sua riconoscibilità candidato sindaco e Stefano Lo Russo, grande conoscitore della macchina avendoci passato quindici anni, in qualità di vice. Una ricetta che non ha appassionato né il partito né i protagonisti, almeno finora. Le primarie vengono invocate comunque, durante la discussione, aleggia lo spettro, forse per qualcuno una speranza, che le elezioni amministrative possano essere rinviate in autunno sempre causa Covid. “Una possibilità che non dobbiamo tenere in considerazione – ammonisce Carretta – in quanto significherebbe due cose: che l’Italia è ancora in un periodo di crisi devastante e che la destra avrebbe ulteriore tempo per lavorare. Pensare che il voto venga rimandato può solo favorire gli altri, noi dobbiamo essere pronti e pronti in fretta”. 

Presto: significa a fine mese, al massimo nella prima settimana di febbraio. Non è un’accelerazione, ma il tempo necessario per prepararsi alla battaglia, secondo la maggioranza e secondo Raffaele Gallo, capogruppo del partito in consiglio regionale “Dobbiamo avere consapevolezza della necessità di una decisione. Siamo alla fine di un percorso iniziato a luglio, fatto di incontri, di confronti, abbiamo raccolto le disponibilità. Ma oggi, se le primarie sono state fino ad ora la base della nostra rappresentatività, è anche il momento di dire che non le faremo. Identifichiamo un percorso politico del quale prenderci la responsabilità e scegliere. Il tempo non è infinito”. Scegliere il sindaco. Lo chiede Roberto Montà, primo cittadino di Grugliasco e firmatario di un appello “affinché la scelta del candidato che andrà, se vincente, anche a essere sindaco della città metropolitana, tenga conto dell’esperienza ma anche dell’aspetto generazionale, e non anagrafico. Un rinnovamento è essenziale per garantire al territorio visioni che vadano oltre il mandato”.

La direzione finisce alle due di notte, più di cento partecipanti, oltre trenta interventi. La decisione è presa: primarie in quarantena causa Covid, il Pd farà sintesi e sceglierà assumendosi la responsabilità pesante di indicare un nome facendo sintesi. Un nome che possa essere condiviso il più possibile, anche se è difficile com’è nel corso delle cose, accontentare tutti. Nella discussione serrata qualcuno ha ricordato cosa successe a Napoli, a Genova, con candidati che non avevano riconosciuto la scelta e spaccando il Pd hanno preferito fare la propria strada. Ma se la pandemia obbliga a crescere, questa volta anche il partito, e la politica dovranno offrire prova di grande maturità e lungimiranza. Le primarie se certo sono un grande esercizio di democrazia, erano anche il metodo per delegare una decisione all’”utilizzatore finale” del candidato: l’elettore. 

Oggi i ruoli si invertono, e la politica deve tornare a fare discussione e sintesi, come dice Carretta “senza eludere la fatica delle responsabilità”convergendo. E considerando che la campagna elettorale in periodo di Covid presenterà aspetti del tutto sconosciuti, imporrà un diverso rapporto con le persone, con la dialettica. Il partito dovrà saper fare un’ulteriore esercizio su sé stesso: abituato al confronto fisico, ai gazebo, alle piazze, sarà importante avere strategie di approccio efficaci. Anche per questo, in molti dicono che il tempo della scelta è giunto. Tra qualche settimana, sapremo com’è andata.

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