Ormai è risaputo. L’emergenza casa è una delle piaghe sociali più gravi per Torino, dove si contano più di quattromila sfratti.
A raccontarcela in prima persona è Margherita, una giovane mamma la cui storia purtroppo è uguale a quella di tanti altri, che, dopo essere stati colpiti dalla crisi si ritrovano ad aver perso tutto, lavoro, casa e certezze. Margherita, nata a Torino, si trasferisce, spostando anche la residenza, a pochi chilometri dal capoluogo per motivi di lavoro, ma dopo essere stata licenziata non riesce più a pagare l’affitto e di fronte alla morosità il padrone di casa presenta la lettera di sfratto, senza lasciare al lei, al suo compagno e ai suoi cinque figli, il tempo di realizzare cosa stesse succedendo.
Margherita racconta di altre famiglie che come la sua hanno occupato appartamenti vuoti ai quali però, è stata respinta la richiesta di residenza. Ci racconta di padri e madri di famiglia senza diritto al medico di base, costretti ad andare in ospedale per qualsiasi problema, anche il più lieve, ma soprattutto ci racconta di bambini senza pediatra e che addirittura non avrebbero diritto all’iscrizione scolastica. Com’è possibile che ad oggi ci siano situazioni del genere e soprattutto com’è possibile che il Comune non intervenga per un fatto così grave? «Un anno fa abbiamo avuto un incontro col presidente Daniele Valle della terza circoscrizione e con la vicesindaco Elide Tisi, che tra l’altro è anche assessore ai servizi sociali e ci avevano assicurato che avremmo potuto fare richiesta per la residenza. Io mi sono attivata subito e sono stata fortunata, ma altri che hanno occupato qualche mese dopo e sono andati a fare la richiesta, si sono sentiti rispondere che l’anagrafe centrale aveva dato l’ordine a tutti gli altri uffici, di non concederla a chi occupa. – Spiga Margherita – Ci sono persone che per garantire il pediatra e l’iscrizione a scuola ai figli hanno spostato la residenza dei bambini da amici e parenti».
Dopo aver ascoltato le sue parole anche noi abbiamo chiesto al presidente della terza circoscrizione Daniele Valle, spiegazioni per questa situazione surreale, e ci ha confermato che è tutto vero. «Si il problema è reale, ne siamo consapevoli, ma siamo impossibilitati a dare le residenze perché i palazzi sono occupati. Un’alternativa per loro potrebbe essere quella di chiedere la residenza in via delle “Case comunali n° 0”, ma so che anche in questo caso avrebbero dei problemi e probabilmente preferiscono altre soluzioni». Ci risponde Valle, aggiungendo poi che è tutto in mano all’anagrafe centrale di Torino, scaricando così in parte le sue responsabilità, nonostante le promesse fatte da lui e dalla Tisi a gennaio 2013.
Persone allo stremo, quindi, che tra difficoltà economiche e sociali, dopo aver perso lavoro e la casa si vedono spogliate anche della loro dignità. In questo momento non pare ci sia una soluzione immediata per queste famiglie torinesi, ma soprattutto per i loro bambini, ai quali lo Stato e le istituzioni, evidentemente, non riescono a provvedere.
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