11.9 C
Torino
venerdì, 18 Ottobre 2024

Didattica a distanza: dalle stelle alle stalle

Più letti

Nuova Società - sponsor
Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Dopo tanto entusiasmo per il modo con cui i docenti si sono organizzati, riuscendo a insegnare on line anche nelle scuole primarie, salvando di fatto un anno scolastico, ora emergono polemiche e proteste in vista della riapertura.

Sembrava consolidato il tema di un ritorno in classe in sicurezza, attraverso un mix di lezioni in presenza e a distanza. Un sistema certo non facile da strutturare con diverse opzioni tra le quali si ventilava un’alternanza, con una congrua riduzione degli alunni per classe e un probabile aumento del corpo docente.  

Ma gradualmente sono aumentate le proteste, in particolare di genitori che non ne vogliono più sapere di didattica a distanza.  Il tutto è partito da Firenze con il Comitato “Priorità scuola”.  Il comitato ha inoltrato ad aprile alla ministra Lucia Azzolina migliaia di firme per nuovi investimenti per una ripresa in sicurezza e in presenza, invocando trasparenza e certezze. 

SI è così passati a un crescendo di iniziative, presidi e anche scioperi del web che stanno coinvolgendo ben 18 piazze con affermazioni del tipo: “Aprono le spiagge, aprono le scuole in tutta Europa e noi che facciamo”. 

Per i promotori della protesta la scuola non può rinunciare nella sua funzione educativa, al fattore socializzazione, al confronto, al fattore umano, agli spazi condivisi, questo denunciando, ma non criminalizzando, i forti limiti della didattica a distanza che, seppur utile per superare il periodo di pandemia, amplierebbe le disuguaglianze e non limiterebbe la dispersione scolastica.

Proteste e preoccupazioni legittime e spontanee che partono dal basso ma, a ben guardare, non potrebbero escludere possibili strumentalizzazioni politiche per critiche generalizzate verso un settore in piena e obbligata trasformazione, dopo anni in cui questa realtà, che interessa milioni di persone, è stata fuori dal dibattito e dalle priorità politiche, escluse rare eccezioni. 

Una realtà che deve fare i conti spesso con strutture fatiscenti dove abbondano ancora malattie, influenze e pidocchi, specie nelle primarie. E come si può ipotizzare una ripresa con lezioni in sicurezza con classi di 25-30 bambini vivaci che giocano, comunicano e che è di fatto impossibile “bloccare” al banco. Bambini per i quali è fondamentale per imparare essere in relazione diretta, empatica con i compagni e l’insegnante, che dovrebbe stare a stretto contatto indossando per ore una mascherina?

E come è pensabile che si possano fare miracoli per investimenti in nuovi spazi e strutture in così breve tempo per poter dividere le classi riducendo le possibilità di contagio e migliorando le condizioni di apprendimento? 

Certo la Dad ha avuto problemi ma nel complesso, oltre a dati di partecipazione tutt’altro che sconfortanti, si è trattata di una vera e inattesa rivoluzione in un settore certo non all’avanguardia per tecnologia e digitalizzazione. Uno sforzo e un entusiasmo incredibile quello praticato dai docenti che, in pochissime settimane, ha innestato un processo che ha in ogni caso innovato il nostro sistema educativo e soprattutto formativo, in un momento drammatico per il Paese. Questo ha avuto certamente risvolti positivi per gli insegnanti e per gli studenti che hanno preso pratica con la didattica informatica e le sue modalità che guardano al futuro.

SI pensi alla diffusione dei tablet in classe che hanno rivoluzionato e riammodernato il modo di insegnare e di interagire.  

Ma per i genitori, che animano queste proteste che toccano in particolare le scuole dell’obbligo, la dad, dovrebbe essere accantonata.

 Ci troviamo davvero davanti ad un quadro così sconfortante, anche se è evidente a tutti che la nostra scuola non potrebbe reggere solo on line? Da un punto di vista strutturale il quadro è preoccupante e le esigenze di sicurezza e distanziamento non hanno fatto che ampliare gli elementi di criticità.  

I dati dad 2020 fotografano indubbie ma superabili difficoltà (per un sistema che si è incredibilmente diffuso e imposto in meno di tre mesi dalle elementari alle lauree), tuttavia un bambino su 5 non riesce a fare i compiti on line mentre uno su 10 non segue le lezioni a distanza. Anche se l’evoluzione dei dati (in tempi così rapidi in cui si è imposto il fenomeno) non consente una fotografia realmente puntuale dello stato della situazione pur con aree di maggiore difficoltà. 

Secondo un sondaggio promosso da CIttadinanza Attiva ben il 92% delle scuole ha attivato la didattica a distanza, per lo più con lezioni in diretta su varie piattaforme (85%)

Ovvio che per i più piccoli il sostegno casalingo dei genitori o di un fratello maggiore sia stato essenziale mentre le scuole sono state chiuse. 

Tuttavia questi risultati si sono raggiunti anche grazie ad un impegno diffuso che ha consentito l’attivazione di aiuti alle famiglie carenti per supporti informatici essenziali e nella loro assistenza. Un fatto che è rimasto spesso legato alle iniziative del singolo istituto se non dei docenti.  

Non tutti però concordano con le critiche verso la Dad, pur sostenendo l’importanza della formazione in presenza: “La dad ha salvato la programmazione e lo studio individuale e tante proteste delle famiglie non sono giustificate”. A parlare è Elsa M. una maestra over 40 di un plesso scolastico multietnico nel popolare Torino Lingotto, che si è particolarmente impegnata, insieme alle sue colleghe, diventando anche regista per realizzare efficaci e coinvolgenti video lezioni interattive per i suoi bambini.

“In questa fase di emergenza prolungata manca proprio il rapporto diretto, l’affettività e l’empatia – precisa la maestra – ma la maggior parte degli insegnanti, specie delle scuole primarie, hanno ugualmente mantenuto via chat preziosi contatti umani con i bimbi e i loro genitori”. E aggiunge: “Le mie lezioni non finiscono più perché devo anticiparle per dialogare con i miei alunni e la sera non si termina mai di lavorare per programmare le attività, anche sul piano video informatico”.   

“Con la scuola smart – continua la maestra – lavoriamo moltissimo, tuttavia è evidente che il rapporto di didattica on line non possa essere esaustivo specie nelle scuole primarie, ma non si tratta assolutamente di un buon motivo per interromperla e grazie ad essa i bambini non hanno perso l’anno rimanendo impegnati in qualcosa di serio”.

In un quadro operativo pesante gli insegnanti hanno messo molto impegno e fantasia per attivare una dad il meno “fredda” possibile. “Le nostre – spiega la maestra – non sono video lezioni ma momenti di contatto e verifica con i bimbi. Questo anche cantando canzoncine di diverse nazionalità e facendo ginnastica studiando”.

“Se cancellassero la dad, aprendo un persistente clima polemico invece che costruttivo, alla fine a rimetterci sarebbero solo i bambini” continua l’insegnante, sottolineando come in questo periodo siano andati alla grande i bambini seguiti dalle famiglie mentre sono rimasti molto indietro i figli di genitori che li hanno lasciati giocare e poltrire tutto il giorno. Un parere che condivide con tutte le sue colleghe, aggiungendo polemicamente: “sarebbe auspicabile una bella ricerca sulla genitorialità nel 2020”.  

“La verità è che tante famiglie a volte non hanno nè tempo e in alcuni casi voglia di seguire i propri figli. Certo con l’emergenza coronavirus molti genitori, costretti a stare a casa, hanno riscoperto il piacere di aiutare i loro bimbi ma ora…”

In ogni caso l‘esperienza dad ha contribuito a velocizzato e migliorare anche la lezione tradizionale che andava innovata ricorrendo a nuovi strumenti. 

Oggi sono di casa lavagne interattive, quiz, test trasmessi in tempi molto più rapidi senza più scannerizzazioni e schede. Non è ipotizzabile pensare a un dettato con la connessione che salta. Inoltre i tablet possono essere di grande aiuto per quei bambini con grandi difficoltà, consentendo la loro piena partecipare a lezioni interattive.  

Ma cosa succederà a settembre è ancora un‘incognita. Certo dopo la sanità pubblica nelle esigenze sociali impellenti dell’immediato futuro bussa alla porta per innovarsi con l’impiego di nuovi fondi un’altra istituzione: quella della scuola pubblica    

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano