“Assolto perchè il fatto non è reato”. Alex Pompa, lo studente di 19 anni che il 30 aprile 2020, a Collegno nel torinese, uccise a coltellate il padre, Giuseppe Pompa, operaio di 52 anni per difendere la madre dalla violenza dell’uomo è stato assolto con questa formula: “Perchè il fatto non costituisce reato”.
Per Alex Pompa il pm Alessandro Aghemo aveva chiesto 14 anni pur sostenendo in aula che “era costretto a farlo”. Anche perchè l’introduzione delle regole per il codice rosso portano a escludere le concessioni di attenuanti per chi uccide una persona legate a vincoli familiari.
L’accusa aveva invitato i giudici della corte d’assisi preceduta dal giudice Alessandra Salvadori a sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale. L’avvocato difensore Claudo Strata aveva chiesto l’assoluzione per legittima difesa.
Dopo sei ore di camera di consiglio dunque l’assoluzione alla vigilia del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Alex aveva sempre sostenuto portando in aula le registrazioni delle liti del padre che l’uomo aveva minacciato di morte lui, la madre e il fratello e che odiava la mamma, vedendo in lui e nel fratello un ostacolo perchè la difendevano. La madre, Maria Cutoia, aveva affermato che Alex “la sua condanna l’ha già scontata, è stata quella di crescere con un padre violento. Se non fosse stato per mio figlio noi oggi non saremmo vivi”.
La sera del 30 aprile dopo l’ennesimo litigio Alex aveva colpito il padre con 34 coltellate, usando sei coltelli diversi. Poi aveva chiamato i Carabinieri confessando il delitto, spiegando che aveva agito per difendere la madre dall’uomo ossessionato dalla gelosia e che aggrediva continuamente la madre. In aula aveva descritto la loro vita come un inferno. Parole che hanno convinto il giudice.