“Il Piemonte fa da sè”. È il motto con cui il governatore Alberto Cirio annuncia che la Regione Piemonte si è attivata per produrre da se le mascherine per l’emergenza Coronavirus e nel contempo per riuscire ad avere i certificati necessari per l’utilizzo negli ospedali.
“Come sappiamo – spiega Cirio – il Piemonte è la prima regione a produrre mascherine Ffp2, Ffp3 e chirurgiche. Questo però non basta per l’utilizzo da parte dei sanitari. Servono anche delle certificazioni, è il Piemonte sarà la prima regione ad avere anche quelli”.
“Le mascherine prodotte dalle aziende piemontesi saranno testa dai nostri tre atenei, Università di Torino, Politecnico e Università del Piemonte orientale” spiega l’assessore all’innovazione e ricerca Matteo Marnati. “Abbiamo messo in campo le migliori menti del Piemonte e la massima velocità nelle procedure”.
Già perché in pochissimo tempo il Piemonte sta mettendo in campo un’organizzazione che richiederebbe mesi. Come note la maggior parte delle mascherine sono normalmente prodotte all’estero, ma ormai l’invio del materiale da molti Paesi è stato sospeso e le scorte non bastano. Ecco che molte aziende locali si sono riconvertite per la produzione.
Peccato che non basti: servono le certificazioni che dimostrino che i prodotti sono sicuri per l’uso medico. Un iter che normalmente richiederebbe mesi con passaggi all’Unione Europea, ma che vista l’emergenza si riduce a un certificato di conformità con le norme Uni, di solito rilasciato dall’Istituto superiore di Sanità.
Ma le mascherine piemontesi non dovranno viaggiare fino a Roma. Infatti i tre Atenei stanno adattando i loro lavoratori per i test necessari.
“Abbiamo attivato i nostri laboratori e chiesto aiuto anche a strumentazioni che erano a disposizione fuori regione” spiega il Rettore del Politecnico Guido Saracco. “Il nostro staff si è reso disponibile a un lavoro senza orari per realizzare i test che richiedono almeno una settimana”.
“Siamo orgogliosi che le nostre competenze di ricerca, già riconosciute a livello internazionale, possano ora essere messe a disposizione, insieme a quelle degli altri Atenei, per contribuire a colmare difficoltà operative in ambito sanitario in un momento di grave emergenza. L’auspicio è che le Università piemontesi, superata questa fase delicata, rafforzino la loro collaborazione e contribuiscano così, in modo decisivo, a creare le condizioni per una piena ripresa della nostra Regione” ha commentato il Rettore dell’Università del Piemonte Orientale Giancarlo Avanzi.
Conclude il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna: “L’iniziativa rappresenta un esempio di relazione virtuosa tra le Università, la Regione e il tessuto produttivo del territorio. Una risposta all’eccezionale emergenza posta dalla pandemia COVID-19. Cooperando con le aziende e le altre Università piemontesi, UniTo metterà a disposizione competenze, laboratori e strumenti per il controllo della qualità microbiologica dei dispositivi di protezione e per la produzione di reagenti. Una prova sul campo che mette, ancora una volta, la ricerca universitaria al servizio della collettività“.
Dunque le prime mascherine “Made in Piemonte” si preparano a essere distribuite. Ma l’obiettivo è andare oltre e produrre anche camici (anch’essi bene raro dj questi giorni) e i reagenti per i test diagnostici del Coronavirus.
Per mascherine e camici il coordinamento è della Prof.ssa Alice Ravizza del Politecnico di Torino. Per i tamponi e i relativi reagenti di amplificazione dell’RNA virale sono invece attivi, sotto il coordinamento del Prof. Umberto Dianzani dell’Università del Piemonte Orientale, esperti di genetica molecolare.
Le aziende che desiderano candidarsi potranno inviare la richiesta all’indirizzo mailautocertificazioni.covid@regione.piemonte.it.
Verrà effettuata una preselezione e le realtà con le caratteristiche idonee potranno inviare i campioni per l’analisi da parte dei laboratori.
Una trentina di aziende hanno già proposto la propria candidatura.