Daniela Talarico, candidata indipendente capolista al Comune di Torino nel Partito Comunista con Marco Rizzo e con Giuseppina Di Cristina candidata sindaco, avvocato penalista e civilista, consulente per l’Associazione Consumatori Piemonte, spiega la scelta di candidarsi e i suoi progetti per Torino
Perchè si candida al comune di Torino?
Da sempre ho coniugato la passione civile con la professione, vicina ai lavoratori, alle piccole imprese, ai più deboli, conosco dunque bene i problemi dei cittadini torinesi.
Neosocialista e dunque avversa al pensiero unico neoliberale e al governo della finanza ho ritenuto, alcuni mesi fa, che il PC guidato da Marco Rizzo fosse il solo partito in grado di interpretare quell’alleanza sociale indispensabile per la creazione di un ampio partito popolare e socialista in grado di potersi contrapporre al sistema neoliberista rappresentato dall’Unione Europea che oggi in Mario Draghi trova la sua massima esaltazione.
Quali sono le principali critiche all’amministrazione Appendino ?
Si può imputare all’amministrazione Appendino soprattutto una mancanza di visione che ha fatto sì che sia mancato un progetto vero e proprio per Torino con uno sguardo al futuro, alcune iniziative stravaganti in tema di viabilità come le ciclabili scomode prive di logica e pericolose, o il taglio delle fermate degli autobus, o il sistema del “bip” ad ogni salita, misure espressione di un progressismo molto “radical chic” , lontano dalle esigenze concrete dei cittadini, nessuna sensibilità verso il mondo del lavoro, ma anche una certa incapacità nella gestione dei grandi eventi culturali.
Tuttavia la causa del declino non è tutta da imputare a chi ha amministrato negli ultimi anni, per quanti errori abbiano commesso, occorre tenere conto dei vincoli di bilancio derivanti dal cosiddetto “patto di stabilità interno” che di fatto vincola, indirizza e imbriglia l’attività degli enti locali, di questo non parla nessuno perchè i vincoli europei sono accettati e riconosciuti da tutte le forze politiche che perciò non si danno la pena di spiegare ai cittadini che cosa concretamente questi vincoli comportino anche a livello delle amministrazioni locali, limitandosi a promettere in campagna elettorale risultati che sanno di non poter raggiungere.
Purtroppo questi vincoli esistono e occorre spiegarlo ai cittadini ma ciò non significa che l’attività amministrativa non possa essere corretta e indirizzata cercando di utilizzare gli strumenti finanziari pur nei limiti imposti dai vincoli europei, faccio un esempio, il patto di stabilità consente un sia pur modesto indebitamento per gli investimenti, vieta invece l’indebitamento per spesa pubblica come quella per le assunzioni per intenderci, ma volendo, si può avere il coraggio di utilizzare le poche risorse a disposizione in una direzione anzichè nell’altra, creando posti di lavoro, ecco un esempio di indirizzo politico dell’attività amministrativa pur nel perimetro dei vincoli europei attualmente ineliminabili.
C’è anche il problema dell’indebitamento privato degli enti pubblici, come dello stato, conseguenza di quel sistema privatistico cui il neoliberismo subordina gli stati, modello vizioso da rovesciare riportando in auge la prevalenza del pubblico sul privato e la spesa pubblica come mezzo per realizzare la piena occupazione e servizi pubblici efficienti , ma per questo bisogna attendere il ritorno alla sovranità e all’indipendenza del paese.
Ci dia tre proposte per la città:
Promuovere e difendere il lavoro dipendente e autonomo, attraverso la reinternalizzazione dei servizi primari di pubblico interesse oggi largamente appaltati a soggetti privati, attraverso nuove assunzioni indispensabili per poter rendere efficienti servizi essenziali oggi in condizioni disastrose per carenza di personale.
Tutelando, agevolando e incentivando il piccolo commercio di quartiere e le piccole attività artigianali e professionali in modo da favorire anche la rinascita delle periferie desertificate da una politica che per anni si è occupata unicamente di favorire determinati investimenti speculativi a unico vantaggio dei cittadini più ricchi.
Intervenire sul diritto alla casa e sull’edilizia popolare, combattendo le diseguaglianze sociali attraverso politiche coraggiose che intervengano sui canoni di affitto e sui moltissimi appartamenti sfitti di proprietà di banche, assicurazioni, enti.
L’attività amministrativa deve essere politicamente orientata ed espressione di una visione della società che metta al centro il cittadino, i suoi bisogni e il suo benessere.
Il neoliberismo che caratterizza attualmente tutti i partiti da destra a sinistra ha schiacciato la classe media verso la povertà favorendo sempre più l’arricchimento dei pochi e dei pochissimi.
Ecco perchè si assiste dal punto di vista economico e sociale all’inesorabile declino di una città come Torino.