Aveva gironzolato davanti alla casa miagolando in modo strano. Il gatto si era accorto di quanto era accaduto. I suoi padroni non c’erano più, uccisi a coltellate. Girovagava sperso, i carabinieri lo avevano affidato alla vicina di casa, la quale, centenaria, non è riuscita a prendersene cura e così questa mattina una volontaria di un’associazione animalista lo ha portato via in una gabbietta.
È iniziata così la giornata nella villetta di via Ferrari a Caselle torinese, ormai balzata agli onori della cronaca per l’omicidio che si è consumato tra quelle mura. Riversi sul pavimento Claudio Allione, Maria Angela Greggio e la madre di lei, Emilia Campo Dall’Orto sul letto immobilizzata in un estremo gesto di difendersi.
A eseguire i rilievi i carabinieri del Ris di Parma, che hanno rivoltato tutta la casa alla ricerca di una traccia per incastrare l’assassino o gli assassini. Tre le buste di reperti portati via dai carabinieri.
Intervenuta anche la squadra artificieri con un metal detector alla ricerca dell’arma del delitto. Scandagliato il giardino della casa, un frutteto antistante l’abitazione e un canale in strada Caldano a pochi passi dalla scena del delitto. Risultato della mattina di ricerche: due tazzine da caffè, consegnate ai carabinieri proprio dal figlio Maurizio e dalla fidanzata Milena e rinvenute, come ha raccontato lo stesso Maurizio, in quella strada in cui i ragazzi erano stati visti passeggiare con il cane. E la convocazione dei due nella caserma dei carabinieri di Caselle.
Intanto il paese è sotto shock. «Abbiamo paura. È una cosa assurda», dicono due curiosi venuti nella via per vedere il via vai di gente davanti alla villa degli orrori.
Una signora che abita in fondo alla via, invece, non trattiene le lacrime. Le parole rimangono strozzate in gola: «Non si può morire così», dice e poi si allontana con il volto rigato dal pianto.
Ora è tutto in mano ai Ris. Nei loro rilevamenti forse c’è quell’indizio che inchioderà l’assassino.
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