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domenica, 8 Settembre 2024

Si incatena davanti al Comune di Torino: «Sto perdendo il lavoro»

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di Andrea Doi

Luca Incarnato si è incatenato davanti a Palazzo di Città per denunciare la sua situazione. Lui, 49 anni, ex dipendete Sicea tra pochi giorni perderà il lavoro. Lo aveva annunciato, dopo che, in mobilità da tempo, nessuno aveva dato ascolto alla sua disperazione. Incarnato, che è stato anche consigliere al Comune di Ala di Stura, era un letturista e Rsa della Cisl.

Uno di quelli che scendono giù nei tombini per leggere i contatori. Tutto questo prima di un grave infortunio alla gamba nel 2009. Per questo l’uomo viene spostato ad altre mansioni. Ma arriva la fusione della sua azienda con la Smat e viene nuovamente inserito nella lista dei letturisti, lavoro a cui non è più idoneo.

Così incomincia il calvario tra cassa integrazione e mobilità, che scadrà a maggio, mentre un Giudice del Lavoro gli ha dato anche torto.

«Tre anni di inferno – denuncia Incarnato – e ora perdo il lavoro. Ecco perché mi sono incatenato qui».  Ha in mano tutti i documenti del suo caso e anche la lista delle le persone a cui si è rivolto, ma, come dice lui, non è stato ascoltato.

Qualcuno però stavolta si è fermato. Il vicepresidente del Consiglio comunale Enzo Lavolta e la consigliera pentastellata Deborah Montalbano.

«Non abbiamo intenzione di speculare sulle difficoltà di una persona alla quale abbiamo solo potuto garantire la nostra disponibilità ad ascoltare la sua vicenda», commenta Montalbano.

«Quello che vogliamo far sentire a lui e, se possibile, a tutti coloro che hanno perduto il lavoro e con questo spesso la possibilità di vivere una vita dignitosa, che siamo fortemente colpiti da quanto accaduto e che siamo fortemente solidali con chiunque abbia a patire la perdita del lavoro. Sappiamo di non avere strumenti che ci consentano di porre rimedio a queste tragedie sociali», aggiunge la consigliera Cinque Stelle, che ricorda come la proposta per il reddito di cittadinanza è «la strada che il M5s ha individuato per dare una risposta alle migliaia di cittadini espulsi dal mondo del lavoro».

Deborah Montalbano
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