Trentaduemila euro. È questa la somma restituita dal governatore decaduto della Regione Piemonte Roberto Cota nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli.
Del denaro che copre le sue spese pazze: dalle mutande verdi alle cene di lusso al ristorante, più il trenta per cento in più per il danno arrecato alla Regione.
Ma i suoi non sono gli unici soldi a essere versati alla Tesoreria della Regione. Altri trecentomila euro sono stati restituiti da una quindicina di consiglieri regionali per spese che variano da campanacci per le mucche, tosaerba, frigoriferi e abbigliamento.
La cifra contestata dalla Procura è di un milione e mezzo, dunque ancora tanti euro mancano all’appello.
«Cota, pur ribadendo la correttezza del proprio comportamento e la propria assoluta innocenza rispetto alle accuse mosse dalla procura di Torino – ha detto il suo avvocato Domenico Aiello – ha deciso di agire in questo modo in un’ottica di trasparenza». L’esponente del Carroccio ieri none ra presente all’udienza preliminare davanti al gup Roberto Ruscello perché ha scelto il rito immediato. Il suo processo di aprirà il 21 ottobre.
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