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giovedì, 20 Marzo 2025

Questione morale, ritornano gli “affari” nella politica italiana?

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Giorgio Merlo

Purtroppo e’ tornata con prepotenza, nella politica italiana, la “questione morale”. Certo, qualcuno dice che la questione morale non e’ mai scomparsa del tutto nel nostro sistema politico. E questo, va pur detto, piaccia o non piaccia, e’ anche la conseguenza di un costume italiano che e’ difficile sradicare del tutto. E’ inutile lanciare accuse – anche se sono del tutto fondate – alla sola classe politica. Ci sono interessi convergenti tra la societa’ politica, la societa’ civile, il mondo delle professioni e gruppi e lobby organizzate che giustificano e spiegano questa perdurante caduta di credibilita’ del nostro tessuto civile. E l’ennesima tegola del “caso Guidi” non e’ che la conferma, questa purtroppo persin plateale, di un intreccio tra politica e affari che stenta a scomparire. Anzi. I dati ci dicono che la corruzione nel nostro paese e’ aumentata in modo vertiginoso in questi ultimi
anni.
Le zone grigie tra la politica e la pubblica amministrazione crescono paurosamente. I piccoli conflitti di interesse, a livello nazionale come a livello locale, sono all’ordine del giorno. E chi li denuncia o li contesta – al di la’ della solita liturgia e delle solite prediche sul cambiamento, sul rinnovamento, sulla trasparenza e via blaterando – appare come un noioso moralista che blocca il progresso, rallenta la crescita e riduce la fiducia degli italiani verso le istituzioni e lo sviluppo.Insomma, le precise denunce alla fine degli anni ’80 di uomini come Donat-Cattin e nei primi anni ’90 di esponenti come Martinazzoli su questi temi sono ancora li’. Attuali come non mai. Perche’ il problema di fondo e’ sempre lo stesso. E cioe’, se manca quella “cultura del comportamento” di cui parlava lo storico cattolico democratico Pietro Scoppola, ogni predica sul rinnovamento della politica non e’ che una presa in giro. Una solenne presa in giro. Del resto, e’ sufficiente verificare cio’ che accade quotidianamente nella politica italiana per arrivare ad una banale conclusione: malgrado le grandi promesse a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, la politica italiana continua ad essere malata. E una fetta consistente della sua rappresentanza non e’ affatto estranea a quel degrado e a quel malcostume. E’ del tutto inutile rinfacciarsi tra le varie forze politiche chi conta piu’ conflitti di interesse al suo interno. Quando molti partiti – e quindi chi li dirige – non riescono a creare seri anticorpi a quella corruzione e’ del tutto evidente che il degrado etico e civico della politica stessa e’ destinato a crescere.
Eppure non possiamo rassegnarci a questo triste e decadente spettacolo. Io credo che esistono le energie e le potenzialita’ – tanto nella societa’ politica come nella cosiddetta societa’ civile – per arginare questa crisi etica della politica. E questo senza limitarsi a predicarla a livello nazionale. Il ripristino di un corretto rapporto tra l’etica e la politica passa anche e soprattutto dal livello locale. Cioe’ parte dal basso. Se pensiamo che la questione morale viene sconfitta delle leggi e dai regolamenti la questione morale rischia di diventare un elemento “strutturale ” nella politica italiana. Certo, cambiano le modalita’ concrete di questa corruzione ma lasciano del tutto inalterata la crisi morale ed etica della nostra democrazia. E una risposta a questa crisi, non unica ma certamente importante, puo’ arrivare anche dall’area cattolica. Ma per essere incisivi, non basta
predicare o limitarsi alla denuncia. Occorre invece anche agire. Riproponendo, appunto, nella dialettica democratica contemporanea, proprio quella “cultura del comportamento” che, accanto alla “cultura del progetto”, puo’ contribuire in modo decisivo a salvare la nostra democrazia e l’intera politica italiana da quelle infiltrazioni e da quei condizionamenti che possono metterla in ginocchio definitivamente.

 

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