Impossibile negarlo e le speranze che questo avvio non si inceppi presto sembrano fondate. La lunga disamina condotta sulle tre interviste e sulla lettera ad Eugenio Scalfari di papa Francesco spingono a crederlo. Questo parroco del mondo dimostra di conoscere a fondo, per esperienza pastorale diretta, la situazione di asfissia in cui si dibatte la chiesa, di avere in mente un percorso per restituirla allo spirito vitale della contemporaneità e la stoffa morale per far fronte a questo compito che confina con l’impossibile.
I fatti già lo confermarlo. La fortezza Ior è stata forzata, sottratta all’omertà e costretta a regole di trasparenza e moralità operativa. La curia romana, ostile ad ogni cambiamento, è in fase di ristrutturazione. Da domina a serva della chiesa universale. Già sostituito il Segretario di Stato di cui si riformulano le funzioni. Nei vari Dicasteri sono in corso nuove nomine. In progetto la sostituzione di molto personale ecclesiastico con uomini e donne del laicato. Ormai operante il Consiglio papale di otto cardinali di recente istituzione, primo atto d’una reale attuazione della collegialità episcopale voluta dal concilio, che sarà messa alla prova nel sinodo in preparazione. Insomma, la riforma amministrativa è in corso.
Impresa più difficile ed impegnativa l’avvio di un ripensamento del fardello dottrinale. Che sia necessario è convinzione diffusa. Papa Bergoglio ne è consapevole e sembra orientato a cimentarsi anche in quest’opera delicatissima e rischiosa in un’istituzione d’un monolitismo più specioso che reale che potrebbe andare in frantumi. Come potrebbe sottrarsi a quest’impresa dopo aver disseminato a profusione concetti che vanno in tal senso e che già ne suggeriscono le basi teologiche e la direzione. Il papa non teologo di fatto sparge senza posa teologia ponderosa ed innovativa. Ha una visione della chiesa di cui non fa mistero. È quella del Vaticano II che non rinnega il passato, ma lo adegua al presente ripensandolo. Il suo profetismo è per Francesco inderogabile e non può essere soffocato cogliendo del concilio solo gli aspetti passatisti. «Il Vaticano II è stato una rilettura del vangelo alla luce della cultura contemporanea». Di qui alcune sue idee chiave: «L’insieme dei fedeli è infallibile nel credere». «Sentire con la chiesa non è riferito né ai teologi né con la sua parte gerarchica». «Dio si è rivelato come storia, non come un complesso di verità astratte». «Gli insegnamenti non sono tutti equivalenti… Quando se ne parla bisogna parlarne in un contesto». «Anche le forme di espressione della verità possono essere multiformi e questo, anzi, è necessario per la trasmissione del messaggio evangelico nel suo significato immutabile». «Il pensiero della chiesa deve recuperare genialità e capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento». Pensieri che potrebbero far voltar pagina alla storia della chiesa. Il solo messaggio immutabile è il vangelo. Il resto è storia e relatività da capire e a cui adeguarsi per non mistificarlo. Queste le genialità di papa Francesco.
Come finirà quest’avventura di Jorge Bergoglio? Difficile dirlo. Lui è animoso e non gli manca una consistente area di consenso. Il compito, però, è soverchio e il peso della tradizione e del recente passato enorme. Le resistenze già fermentano. La chiesa abbonda di lefebvriani non scismatici già urtati dal solo abbandono dei simboli del fasto e del potere papale. Nell’alto clero le acque cominciano a sciabordare. Certo nessuno alza la voce, ma il disagio monta. L’avevano eletto per metter fine all’esorbitante centralismo romano, ma Francesco sembra andare oltre. La sua predicazione d’un Dio immensamente misericordioso rischia di oscurare la legge. Il Prefetto dell’ex Sant’uffizio ha già messo in guardia dal ritenere che la misericordia obliteri la norma. Dopo anni di lotta per i “valori non negoziabili” l’episcopato ha alla testa un papa che non ne mostra grande entusiasmo e dichiara che la dottrina deve confrontarsi coi tempi. Su questa base un concilio aveva tentato di “aggiornare” la chiesa. Sono bastati due papi per metterlo in sordina. Riuscirà Francesco a fronteggiare i loro cloni, oggi maggioranza nell’episcopato, convinti dell’unica intangibile verità appaltata alla sola chiesa cattolica? (Francesco, 9. Fine)
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