È durata più di due ore l’autodifesa di Daniele Ughetto Pimpaschet in Corte d’Assise. Il trentaseienne di Giaveno è accusato di aver ucciso, a colpi di coltello, una prostituta nigeriana, con cui aveva una relazione, Anthonia Egbuna.
Ad Ughetto Piampaschet venne sequestrato dai carabinieri un racconto, scritto dall’uomo, in cui, secondo gli inquirenti, ci sarebbero elementi riconducibili alla donna.
«Le volevo bene – ha detto Pimpaschet- e non le avrei mai fatto del male. Dovete cercare in un’altra direzione».
Il corpo di Anthonia venne ripescato dal Po nel febbraio 2012, ma secondo i medici legali l’assassinio risalirebbe a novembre 2011.
Ai giudici l’imputato ha raccontato i suoi movimenti in quei giorni, suggerendo anche un’altra pista: quella esoterica legata ai riti voodoo.
«Una sua amica – ha spiegato – mi raccontò che proveniva da una zona della Nigeria in cui, nel venerare una divinità delle acque, si sacrificavano degli animali, sgozzandoli, e si gettavano nei fiumi. Mi disse, inoltre, che si praticavano dei riti vudù: chi non rispettava i patti, chi non pagava i debiti, faceva quella fine. Lei temeva che Anthonia fosse stata punita così per avere tentato di ribellarsi e uscire dal giro».
«Nelle settimane successive – ha aggiunto – fui oggetto di strani inseguimenti in auto: una volta mi tamponarono, un’altra cercarono di speronarmi. Pensai che fossero i protettori di Anthonia. E smisi di frequentare l’ambiente. Conservai contatti solo con una brava ragazza, Joy, che era riuscita a emanciparsi».
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