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sabato, 5 Ottobre 2024

Nel nome di Giordano Bruno. Senza Laicità non c’è Democrazia

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Antonio Caputo

17 Febbraio 1600, una data nella Storia dell’Umanità, un simbolo di libertà represso dall’intolleranza, un monito per la difesa della ragione e dei diritti umani. Ogni anno, la ricorrenza del 17 febbraio è uno squillo , un monito ad un’azione efficace per la nostra libertà in una società finalmente libera. Campione della Resistenza contro il potere temporale, l’Inquisizione e  i pedanti della Chiesa, Bruno è stato soprattutto il difensore della libertà dell’intelletto umano e della ricerca razionale, che sole permettono il progresso dell’Umanità nell’infinito cosmico, usando la ragione contro la rassegnata acquiescenza alle pretese ecclesiastiche. Per questo il pensiero di Giordano Bruno è sempre attuale e sempre più numerosi sono quanti attingono dalla memoria di lui il rispetto della coscienza umana, l’eroico furore conoscitivo contro ogni dogmatismo del “risvegliator di dormienti» per la liberazione da dogmi e padroni.

Giordano Bruno venne ucciso brutalmente perché non voleva sottomettersi a verità supposte ed assolute.  Quel tribunale, presieduto dal Papa-re in persona, lo dichiarò eretico. Ma eresia vuol dire scelta! E noi vogliamo continuare ad essere eretici, perché come Bruno abbiamo il “vizio” di pensare. Nell’orgoglio laico del dovere dell’emancipazione da dogmi e padroni. Perché il diritto umano alla libertà per la dignità di ciascuno sia realizzato ed esteso ovunque.
Di fronte ai risorgenti integralismi e alla violenza del terrorismo jihadista,l’anniversario del martirio di Giordano Bruno, vuole rimettere al centro più che mai il principio di Laicità. La Laicità è valore fondante delle democrazie e la nostra Costituzione repubblicana la pone a suo principio supremo. Senza laicità non c’è democrazia, ma solo sopruso. Siamo chiamati allora, a non smettere mai di vigilare sulle garanzie costituzionali, perché le regole democratiche non vengano  aggirate o stravolte e manomesse.
Perche’ al regno della sottomissione , si sostituisca il regno della liberta’ e dei diritti, della dignita’ e dell’eguaglianza. Cio’ che chiamiamo stato di diritto costituzionale. La  legge, diceva Bruno, -“faccia che gli potenti per la loro preminenza e forza non sieno sicuri», che  «gli potenti sieno più potentemente compressi e vinti» affinché «gli deboli non siano oppressi». E ancora: «due son le mani per le quali è potenza a legare ogni legge, l’una è quella della giustizia, l’altra è della possibilità; […] atteso che quantunque molte cose sono possibili che son giuste, niente però è giusto che non sia possibile».
Giustizia e Liberta’. Questo e’  Democrazia.,che non esiste senza Laicità. La regola della liberta’ e’ quella di lasciare libero gioco alle opinioni , di dare alla minoranza di oggi la possibilita’ di divenire maggioranza di domani. E questa regola esige non solo eguale liberta’ , ma eguale dignita’ per tutti i cittadini.  Essa esige che lo stato non sia legato ad una ideologia, che non pronunci dichiarazioni di fede. Esige che siano escluse dalle regole del gioco la filosofia di stato, e naturalmente la religione di stato. Lo spirito laico puo’ garantire la coesistenza di idee, religioni, ideologie, pretendendo sempre il rispetto delle regole, indipendenti dalle idee dei  cittadini coesistenti e conviventi nello stesso spazio. Nella storia e nell’esempio di  di Giordano Bruno  , una delle piu’ drammatiche vicende del tardo Rinascimento, e’ simbolicamente illustrato il contrasto radicale tra autorita’ e liberta’ , momento eterno della condizione umana. Il  15 febbraio ricorreva il 90mo anniversario della morte di un altro grande uomo libero,il torinese Piero Gobetti. Un’intransigente, della tempra di Giordano Bruno, in un paese come l’Italia dove i più non capiscono, o fingono di non capire, che vi sono tempi e circostanze in cui l’intransigente è il vero realista e il fautore dell’accomodamento è un povero illuso

Fautore di  una “religione” laica della “libertà”, contrapposta alla religione dei servi, che deve ispirare un popolo di cittadini capaci di lottare per la libertà perché devono, e non perché sicuri della vittoria. Una religione  scrive Gobetti che “non è più conforto per i deboli ma sicurezza dei forti, non più culto di un’attività trascendente, ma attività nostra, non più fede ma responsabilità”. Se Mussolini vinse, non fu perché ci furono troppi fanatici intransigenti, ma perché ce ne furono pochi.  Gobetti è stato il primo a capire che il fascismo non era un episodio, ma “l’autobiografia della nazione”. Un’autobiografia, possiamo aggiungere, che deve ancora oggi narrare di antichi mali, primo fra tutti la mancanza di una “religione dell’autonomia e del sacrificio” che insegni il culto della dignità personale.

. Per questa ragione Gobetti ammoniva che “il problema politico italiano, tra gli opportunismi e la caccia sfrontata agli impieghi e l’abdicazione di fronte alle classi dominanti, è un problema morale”. Tra le molte lapidi che Torino ha dedicato ai combattenti della libertà, spicca quella , dettata da Franco Antonicelli, che sta sulla facciata della casa di Gobetti: “In questa casa visse Piero Gobetti e da essa parti’ il3.2.1926 verso l’esilio e la morte ma in patria aveva lasciato un esempio inesorabile di integra liberta’ per l’indomani e per sempre”.

L’esempio anch’esso  inesorabile di Giordano Bruno che oggi ricordiamo ci spinga in questo difficile momento di risorgenti fondamentalismi, di intolleranza e violenza politica e civile. Per i diritti, dell’uomo, la laicita’ delle Istituzioni , la democrazia, siamo ora chiamati a dire di No con forza al tentativo di manomettere la carta fondamentale, ricordando  l’art.16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del  26 agosto 1789:

“Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri stabilita, non ha una costituzione”. Con la riforma –stravolgimento della Carta costituzionale proposta dal Governo, e la connessa legge elettorale italicum ultrapremiale, traballano  le basi stesse del patto sociale e di civile coesistenza e convivenza; le radici dello stato di diritto. Mentre  i cittadini italiani rischiano di essere assoggettati ad una condizione di minorita’., con possibile erosione  e reale  compromissione dei diritti fondamentali, civili e sociali, che un Parlamento liberamente eletto deve garantire ed attuare. Con la riforma della Costituzione all’esame delle Camere, che vedra’ i cittadini titolari della sovranita’ chiamati al voto referendario oppositivo,  i cittadini non eleggono più il Senato; nell’elezione della Camera la loro volontà viene distorta ed ha scarsissimo peso, sovrastata da premio di maggioranza sproporzionato e senza soglia attribuito al primo Partito il cui leader nominera’ i suoi sodali.

Dal processo riformatore in corso il popolo esce privo di voce, esce sconfitta la democrazia: nulla “giustifica la sostituzione della definizione di democrazia come governo del popolo con una definizione dalla quale il popolo, come potere attivo, sia eliminato o sia mantenuto soltanto come fattore passivo in quanto è richiesta da parte sua l’approvazione di un leader, comunque espressa“

Il Governo,anzi il Premier, dominerà pertanto la Camera dei deputati cui non potrà contrapporsi, alla faccia del barone di Montesquieu, alcun potenziale contro-potere: né “esterno” – essendo il Senato ormai ridotto ad una larva, composto da consiglieri regionali part time designati dai loro consigli regionali secondo logiche inesorabilmente spartitorie e con immunita’ parlamentare idonea a garantirne i misfatti; né “interno”, grazie alla mancata esplicita previsione dei diritti delle minoranze (né il diritto di istituire commissioni parlamentari d’inchiesta, né il diritto di ricorrere alla Corte costituzionale contro le leggi approvate dalla maggioranza”) con grave compromissione dei diritti delle minoranze ed emarginazione dai luoghi della rappresentanza di vasti strati della societa’ civile.

Contrastare un simile sopruso e’ dovere personale e civile, nella memoria sempiterna del martire che celebriamo oggi: Giordano Bruno.

“Svegliatevi dormienti!”

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