Il morbo di Crohn è un’infiammazione cronica che può interessare tutto il canale alimentare, ma che si localizza più frequentemente nel tratto dell’intestino tenue e nel colon. La patologia colpisce soprattutto i giovani (15-35 anni) e le donne, e le ultime stime italiane evidenziano circa 10 nuovi casi ogni 100mila persone, con un’incidenza in crescente aumento. Le cause di tale malattia non sono ancora certe, ma sono stati evidenziati alcuni fattori comuni nei pazienti, ad esempio la predisposizione genetica, il deterioramento dei tessuti provocato da batteri della flora del tratto gastrointestinale, e altri fattori ambientali (come il fumo). I sintomi si manifestano soprattutto con forti dolori addominali, diarrea e febbre, ma possono talvolta insorgere complicanze di vario genere che interessano gli apparati articolare, renale, oculare, epatico e cutaneo.
Oggi non vi è ancora una cura che guarisca definitivamente il morbo di Crohn e la medicina tradizionale può soltanto alleviarne i sintomi. Le terapie farmacologiche classiche, tuttavia, possono non dare i benefici sperati ed essere anzi causa di altri effetti collaterali.
I ricercatori dell’Institute of Experimental and Clinical Pharmacology della Medical University of Graz (Austria) hanno dimostrato che il THC, principio psicoattivo della cannabis, è in grado di migliorare la condizione di vita in pazienti affetti da morbo di Crohn. Lo studio ha confermato ciò che diversi malati avevano dichiarato precedentemente dopo aver trattato i sintomi della patologia con una terapia a base di cannabis medica. Una delle testimonianze più famose e significative quella di Shona Banda, che nel suo libro “Live free or die” racconta come da malata terminale è tornata a condurre una vita normale grazie alla sua scelta di curarsi con la cannabis.
L’ultimo approfondimento della ricerca, in particolare, individua nella cannabis Sativa la specie più adatta per la terapia contro le malattie infiammatorie intestinali – in quanto ricca di THC – e mostra come il 90% dei malati abbia notato una sensibile riduzione di dolore, diarrea, ipersecrezione e crampi muscolari, ma anche un ristabilimento del tessuto epiteliale compromesso dalla malattia.
Non è la prima volta che la ricerca mostra i benefici dei cannabinoidi nel trattamento dei disturbi gastrointestinali: in realtà già nell’antichità utilizzare la cannabis a scopo medico per alleviare i dolori intestinali era un’usanza piuttosto comune. Ma negli ultimi anni la ricerca ha stabilito una connessione scientificamente dimostrata tra queste patologie nelle forme più gravi, come il morbo di Crohn, e il concreto giovamento da parte dei pazienti, anche se questi meccanismi avranno bisogno di ulteriori approfondimenti per essere totalmente chiariti.